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01.07.17 - 20:000
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Un anno senza burqa in Ticino. Nora Illi non dimentica, "Ticino dei divieti, l'Islam dà libertà. Nessuno dovrebbe decidere cosa posso indossare"

In un anno esatto, si sono registrati pochissimi casi di infrazione alla nuova legge, anche se la crescita del turismo arabo non è stata importante. La svizzera convertita attacca di nuovo su Facebook

BELLINZONA - Un anno fa, fra polemiche, curiosità e perplessità, entrava in vigore la legge contro la dissimulazione del volto, il cui aspetto piu clamoroso e evidente è senza dubbio quello che impedisce alle donne di portare indumenti che coprano il viso quali per esempio burqa o niqab, tipici della tradizione islamica.

Il popolo a larga maggioranza aveva votato per la sua introduzione, ed era stato effettuato un minuzioso lavoro per poi tradurre la volontà della gente in legge. A opporsi era stato il mondo del turismo, preoccupato dal fatto che la clientela araba non volesse piu venire in Ticino a soggiornare: si parla di un tipo di turisti che spende molto, anche 450 franchi per notte, contro i 170 lasciati sul territorio dai confederati, per esempio. Si è agito, come ha sempre sottolineao il Ministro Norman Gobbi, di prevenzione, informando i turisti provenienti dai paesi in cui solitamente le donne indossano burqa e niqab. Non si è avuto il calo che si temeva, ma il turismo arabo non è nemmeno cresciuto in modo importante.

Il primo giorno, l'imprenditore Rachid Neqqaz, sostenuto da Nora Illi, la svizzera convertita all'Islam che da sempre lotta a favore della possibilità di portare il burqa, aveva inscenato una protesta a Locarno, pagando la multa inflitta alla donna, che si era presentata apposta con gli abiti islamici. Un'altra multa riguarda ancora la stessa Illi, a Lugano con un'amica.

Altrimenti, il bilancio di questo primo anno parla di sette procedure aperte e decine di segnaalzioni. Sovente, le donne che indossavano il burqa o il niqab, al richiamo della Polizia, lo hanno tolto senza dare problemi. Dunque, ne è valsa la pena? Interpellato dal Corriere del Ticino, Gobbi sostiene di sì, in quanto "era una questione di principio: da un lato per tutelare maggiormente la nostra sicurezza e dall'altra per salvaguardare quei valori e quelle peculiarità legate alle nostre tradizioni e alla nostra cultura".

A un anno di distanza dall'entrata in vigore, Nora Illi non dimentica il Ticino e il suo divieto. Ha voluto infatti ribadire, come se ve ne fosse ancora bisogna, la sua posizione tramite un post su Facebook, rivolto al "Ticino dei divieti".

"Mi guardi e mi chiami oppressa,
Solo a causa di un indumento.
Non si chiede che cosa io voglia dire,
il motivo per cui da sola ho deciso di indossare quello che porto con orgoglio.
Non mi vesto per usare il mio corpo al fine per mostrarlo alla vostra impulsività,
desidero si prenda in considerazione la mia mente, non la mia femminilità fisica.
Io sono un individuo e non uno schiavo d'onore
Solo Allah è giudice di ciò che desidero.
Nessuno dovrebbe decidere ciò che devo indossare,
è il comandamento di Allah che seguo.
Posso alzare la voce,
la sua parola nel mio cuore.
Non voglio sopprimere
la libertà a che io non rinuncio.
Posso scalare le montagne e attraversare gli oceani,
perchè la mia mente è libera da pregiudizi.
La libertà è ciò che dà l'Islam,
e la dobbiamo difendere!"
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