BELLINZONA – Manuele Bertoli si schiera contro gli sgravi fiscali proposti dal collega Christian Vitta. Un segnale, forse, che PS e PLR saranno avversari per un seggio, quello che sarebbe il secondo in casa liberale, l’unico socialista, alle prossime elezioni? Oppure solo visioni diverse tra due Ministri?
Intervistato da La Regione, ha spiegato le sue motivazioni, convinto che sgravare oggi vuol dire tagliare domani. “Mancherebbero nelle casse dello Stato, stando ai calcoli di Vitta, almeno 60 milioni di franchi, con il rischio, aggiungo io, di rientrare nella logica dei piani di risparmio lacrime e sangue”, afferma, convinto che abbassare il moltiplicatore del 5% aiuterebbe comunque i redditi alti.
Per esemplificare, spiega che se il pacchetto fiscale e sociale, in cui vi era un compromesso, era un do ut des, “avremmo una riduzione del moltiplicatore cantonale dal 100 al 95 per cento, ovvero un taglio lineare per tutti, abbienti e meno abbienti, con vantaggi solo per i primi e senza una contropartita per i secondi. Nessuno si prenderebbe a carico altre politiche del Cantone con un importo equivalente o quasi al mancato introito di 60 o più milioni”. Un rischio, a suo dire, per cui comunque “chi avrebbe più bisogno prende le briciole, chi non ne ha bisogno ci guadagna: un risultato manifestamente iniquo”.
Sottolinea come in Governo non si sia ancora parlato dell’idea di Vitta, ma Bertoli la vede come qualcosa che “serve solo a racimolare consensi in vista di un possibile referendum sull’applicazione cantonale della riforma federale o in vista delle elezioni cantonali. Questo ipotetico sconto del 5 per cento è inopportuno, perché priverebbe il Cantone di risorse importanti che dovrebbero essere destinate a investimenti e a sostenere le fascie più deboli della società”.