BELLINZONA – Si ritiene un innovatore, un outsider e pensa che avrebbe meritato altri quattro anni in Governo. Ma il popolo non ha scelto così e Paolo Beltraminelli rispetta quanto uscito dalle urne. In una lunga intervista rilasciata al Corriere del Ticino a un mese dalle elezioni che hanno decretato che Raffaele De Rosa è stato scelto per prendere il suo posto, sembra non avere ancora le idee perfettamente in chiaro su cosa farà, ma di sicuro non lascia il PPD e la politica (e posta davvero poco sui social, contrariamente a quando si trovava nella stanza dei bottoni).
Come sta? “Fisicamente sicuramente meglio, ho avuto modo di riprendermi. Moralmente pure anche se non nego che sia stato uno shock. Certamente ci penso ancora, a suo modo è stata una giornata indimenticabile, non si possono infatti dimenticare situazioni del genere: è stato come un licenziamento in tronco. È quanto prevede il nostro sistema, e in questo senso penso soprattutto ai miei stretti collaboratori: io sono uscito il venerdì sera per il weekend elettorale e sono rientrato il lunedì per fare le valigie. Non è semplice”, spiega, anche se “passare dai ritmi frenetici senza sabati o domeniche alla situazione attuale è benefico per la salute. Ma io sono una persona piena di vita, non mi piace stare fermo”.
Ha ben chiaro che cosa è successo: “Nel PPD, va detto chiaramente, sono sempre stato un outsider. Ho fatto carriera a tutti i livelli e l’ho fatta grazie alla fiducia trasversale. Non sono mai stato una prima scelta del partito, ma ho avuto successo. Però un outsider, a un certo punto o diventa il leader o esce di scena. Ed è quanto è accaduto. Nel partito c’era una gran voglia di cambiare e così è stato”.
Non è diventato leader, pensa di essere comunque un innovatore, “per anni sono stato il politico più innovatore e per questo non forzatamente il più amato. Ricordo la sorpresa del 1991 quando, per primo, portai in auge i santini, dando una spinta al cambiamento nel modo di fare campagna”.
Il PPD voleva cambiare, sostiene. Ma non è arrabbiato. “Credo di poter dire di essere sempre stato al servizio del PPD, fin da quando ero attivo nella Pregassona allora staccata da Lugano ed ero diventato municipale della città. Quella sorprendente elezione è stata possibile perché qualcuno ha avuto fiducia in me. Nella mia carriera ho certamente fatto degli errori, altrimenti sarei ancora a Bellinzona. Ma credo che avrei meritato di fare altri quattro anni. Non è facile accettare quanto accaduto, ma non mi si può rimproverare di essermi imposto: ho chiesto l’avallo della Commissione cerca e poi del Comitato cantonale ancor prima di quello del popolo. Sono stato trasparente e pronto ad accettare ogni scelta. Il sentimento di delusione c’è ma passerà”. E aggiunge: “In queste occasioni i sentimenti sono contrastanti, ma poi l’orgoglio e la ragione hanno la meglio. Ho sempre difeso con orgoglio i principi del PPD che è sempre stato il mio partito. Oggi abbiamo una dirigenza che, in qualche modo, ha voluto voltare pagina, ha dato un segnale chiaro”.
Beltraminelli ancora non sa se farà politica attiva, sicuramente resterà fedele al suo partito, seppur con spirito critico. Ha ripreso a fare dei lavori per lo studio di ingegneria dove era impiegato prima dell’elezione. Vorrà avere più spazio per la famiglia e per gli hobby, le idee sono molte.
Ma quel 7 aprile brucia ancora. “È un’esperienza che non auguro a nessuno”, ribadisce.