BELLINZONA – I ristorni in qualche modo sono sempre un tema attuale e che divide. Quante volte si è chiesto di bloccarli, da parte delle forze di destra? Invece ogni anno vengono corrisposti all’Italia, dato che l’accordo fiscale è ben lungi dall’essere firmato, dopo essere stato parafato.
A riaccendere la miccia, ieri, il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Alessandro Fermi, citato dall'agenzia di stampa askanews.it. “Grazie ai nostri lavoratori frontalieri anche quest’anno le Province avranno a disposizione risorse essenziali per potenziare i servizi e favorire investimenti sul territorio. Quest’anno le somme attribuite a titolo di compensazione finanziaria per il 2017 a Regione Lombardia, definite in base al numero dei residenti frontalieri, ammontano a 12 milioni, 517mila e 461,97 euro. Tale cifra sarà distribuita tra le diverse Province di confine interessate. Si tratta di risorse fondamentali e di vitale importanza per favorire la crescita e lo sviluppo", ha detto.
Lanciando poi una frecciata politica: "L’accordo attuale, pur risalendo al 1974, resta più che mai valido e attuale, nonostante le dichiarazioni strumentali e propagandistiche dell’UDC ticinese", ha detto. E ha invitato lo Stato italiano ad adottare “ogni iniziativa utile nei confronti della Confederazione Elvetica a tutela dei nostri cittadini e dei Comuni italiani per mantenere in vigore le condizioni contenute in tale accordo”.
Non potevano mancare reazioni stizzite. A partire da Lorenzo Quadri, che in un’opinione inviata in redazione ha scritto che “evidentemente, il signor Fermi è in vena di battute. Tale Convenzione sarà forse “valida ed attuale” per i vicini a sud, che se ne avvantaggiano alla grande a scapito del Ticino. Tanto più che in Consiglio di Stato, incomprensibilmente, non si trova una maggioranza disposta a bloccare i ristorni appoggiando la proposta leghista in tal senso. Ma di certo non è attuale per noi. E men che meno valida”, ricordando poi che la situazione, nel 1974, era diversa. “Via la Convenzione del 1974 e via anche la devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, che ha provocato l’invasione del Ticino con 70mila frontalieri: su questo tema avremo modo di votare la prossima primavera. In qualsiasi altro posto al mondo – a partire dalla Lombardia! - davanti ad una situazione del genere, i cittadini sarebbero già scesi in strada con i forconi”, ha ammonito.
Piero Marchesi, presidente UDC, ha tuonato: “Certo, per l’Italia non poteva esserci accordo migliore: con un Paese che da lavoro a quasi 70’000 frontalieri altrimenti disoccupati a cui pensare; incassano un sacco di soldi dal Ticino senza fare nulla; hanno a che fare con un Paese che invece di pensare ai propri cittadini si preoccupa di non dispiacere all’Italia disdicendo questo disastroso accordo. I fessi siamo noi, o meglio la maggioranza dei nostri rappresentanti a Berna, che invece di sostenere i ticinesi preferiscono farsi belli con i loro partiti a Berna”.
“Ancora una volta siamo stati presi in giro ma non come UDC, bensì come un Paese intero e un Ticino sempre più sommerso dal frontalierato”, ha detto a sua volta Tiziano Galeazzi, parlando della mancata firma dell’accordo fiscale del 2015 come di “una mancanza vergognosa che si trascina ormai da 4 anni. (..) Oltre a dare decine di milioni all'anno, si ha anche il tempo di criticare un partito svizzero di maggioranza e per di più di un Paese straniero. Caro Signor Fermi, una sensibilità la sua fuori dalle righe. Ringrazi piuttosto il Ticino e la Svizzera se in Lombardia avete trovato un nuovo ammortizzatore sociale che vi compensi dall'alta percentuale di disoccupazione”.