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08.11.20 - 11:420

Borradori a muso duro contro i molinari: "Non vedo nessun valore nè sociale nè culturale, altro che arricchimento e spazio di inclusione"

La manifestazione di Lugano ha molto infastidito il sindaco. "Ha azzerato la credibilità dei molinari facendo cadere la maschera dell'ideologia: chi è intollerante? Chi picchia? Chi attacca la libertà di stampa? Chi non rispetta il prossimo?"

LUGANO - Marco Borradori è stufo degli autogestiti e riserva loro parole dure. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, l'episodio che divide la tolleranza dei molinari dallo stato d'animo attuale del sindaco è la manifestazione della settimana scorsa contro le misure del Governo, dove una giornalista è stata colpita da una testata.

Sul Mattino, Borradori racconta un fatto accaduto recentemente: "Qualche mese fa, per il rifacimento del tetto della struttura occupata dal centro sociale (un intervento urgente e necessario, quindi nell'interesse dei molinari stessi), neppure i funzionari della Città sono stati lasciati entrare per verificarne lo stato, ma hanno dovuto parlare attraverso le sbarre di un cancello. Emblematico".

Un gruppo, che a suo dire, "contraddice totalmente la sua narrativa, che vorrebbe l'autogestione come un fattore di arricchimento per i centri urbani, spazio di libertà e inclusione, luogo di accoglienza e diversificazione culturale e sociale", perchè "quello che abbiamo sotto gli occhi è esattamente il contrario".

"L'ultimo episodio accaduto a Lugano ha azzerato la credibilità dei molinari facendo cadere la maschera dell'ideologia: chi è intollerante? Chi picchia? Chi attacca la libertà di stampa? Chi non rispetta il prossimo? Chi non accetta le regole della convivenza civile? E allora non stupisce che slogan triti e ritriti inneggianti alla solidarietà anarchica 'in Italia e nel mondo' (testuale) prendano il posto di quel dialogo che non sono disposti a concedere", prosegue, durissimo, il leghista: "Non vedo nessun valore né sociale né culturale in tutto questo: solo una palese mancanza di senso. In altre città svizzere l'esperienza funziona perché ci si parla, vi è un minimo di correttezza, vi sono sì contrasti e diversità di vedute ma anche rispetto reciproco e delle regole della convivenza. Non si fa del rifiuto all'incontro, della protesta a muso duro e dell'imbrattare il proprio credo. Qui tutto è appiattito". 

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