GRAVESANO - Episodi come quello segnalato alla scuola media di Gravesano un mese e mezzo fa sono probabilmente in aumento, anche se è difficile avere cifre certe. Secondo gli studi, però, sono sempre di più i ragazzi che vengono in contatto con video pornografici.
Il DECS ha risposto a una interrogazione di Massimiliano Robbiani in merito alla chat WhatsApp che ha coinvolto almeno due classi, anche se è possibile che gli allievi che hanno avuto accesso al materiale siano stati di più, sottolineando l'importanza del mandato esecutivo della scuola e le misure prese.
Nelle risposte, da segnalare un passaggio, quasi in conclusione, con una frecciatina al mondo extra scolastico: "purtroppo, la scuola si trova spesso a dover controbilanciare comportamenti e modelli veicolati da adulti di riferimento e da istanze sociali che complicano notevolmente il compito di educare gli allievi all’uso consapevole di media e tecnologie, come pure al rispetto dei diritti della persona".
"Sul piano legale, la direzione ha segnalato l’accaduto all’autorità competente in materia, vale a dire la Sezione reati contro l'integrità delle persone. Sul piano educativo, la docente di classe e la docente di sostegno hanno invece coinvolto gli allievi in un confronto, allo scopo di discutere del modo in cui vengono usati i dispositivi elettronici, le chat, il linguaggio usato e le immagini postate. L’istituto sta inoltre valutando come intensificare gli interventi di sensibilizzazione già proposti nella sede, estendendoli anche alle classi di II, III e IV media", si legge nella risposta.
In merito a quanti ragazzi sono interessati dal fenomeno, viene citato lo studio JAMES, "che rileva ogni due anni il comportamento mediale nel tempo libero dei giovani in Svizzera tra i 12 e i 19 anni delle tre grandi regioni linguistiche. Nel rapporto di indagine del 2022 appare ad esempio che sul piano nazionale “poco più della metà dei giovani ha già visto almeno un film pornografico su un cellulare o sul computer. Nel contempo, solo l’8 % dichiara di aver già inviato una volta video di questo tipo, mentre circa due quinti dei giovani hanno già ricevuto foto o video erotici o provocanti da altre persone. Molti meno giovani dichiarano di aver già inviato del materiale fotografico o video di carattere erotico autoprodotto”.
"La frequenza dei casi in cui gli allievi di scuola media sono coinvolti in fatti simili a quello
accaduto a Gravesano è difficilmente quantificabile, anche se probabilmente in aumento", precisa comunque il Dipartimento di Bertoli. "Non è tuttavia ragionevole connotare il fenomeno come prettamente scolastico, poiché la maggior parte dei casi affrontati dalle direzioni e dai docenti riguardano situazioni che, pur manifestandosi a scuola, non sono generate nel contesto scolastico o da questo contesto".
Cosa si sta facendo?, chiedeva il deputato leghista. I piani di intervento sono due:
normativo e educativo, con la "regolamentazione dell’uso dei social media in
ambito scolastico, le raccomandazioni introdotte tramite la risoluzione governativa 5659
del 15 dicembre 2015 sono oggetto di un adattamento che andrà a tracciare un contesto
d’uso aggiornato e maggiormente restrittivo. Parallelamente, l’inserimento delle
disposizioni riguardanti l’utilizzo dei social media nei regolamenti di istituto delle scuole
medie è stato portato a termine dalla grande maggioranza delle sedi"
Invece "sul piano educativo e didattico il DECS propone alle scuole due offerte formative: una dedicata alla comunicazione online e alla condivisione di immagini intime (progetto di teatro forum Per un pugno di like) e l’altra orientata a sviluppare uno spirito critico nei confronti delle informazioni trasmesse dai media tradizionali e dai social media (progetto Sarà vero?). Il DECS coordina inoltre le proposte formative provenienti da associazioni o enti esterni alla scuola. In aggiunta, è utile ricordare che nel quadro del recente perfezionamento del Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese la presenza dell’ambito ‘tecnologie e media’ è stata rafforzata in un’ottica trasversale e, attualmente, un apposito gruppo di lavoro sta definendo degli itinerari didattici specifici per un’educazione all’uso consapevole dei media e delle tecnologie".