BERNA – Alain Berset era davvero all’oscuro di tutto? Il Consigliere federale – lo ricordiamo – è nel mirino delle critiche dopo le dichiarazioni dell’ex capo della comunicazione del DFI Peter Launer, che avrebbe fornito al gruppo CH Media – tra cui figura il Blick – alcune ‘soffiate’ nell’ambito delle misure per contrastare il coronavirus in cambio di articoli acritici e sostegno dai media del gruppo.
Le indagini per violazione del segreto d’ufficio proseguono e si estendono anche al caso Crypto. Il procuratore federale Peter Marti ipotizza che nell’ottobre del 2020, in uno scambio di mail tra l’ex capo comunicazione del DFI e un giornalista del SonntagsBlick, ci possa essere stato un tentativo di screditare il consigliere federale Ignazio Cassis. Interpellati dalla stampa, i protagonisti della vicenda si sono limitati a un “no comment” di circostanza.
La difesa del Gruppo
Il Gruppo Ringier ha invece provveduto a smentire le accuse secondo cui e notizie pubblicate durante la pandemia sarebbero la conseguenza del rapporto diretto tra il CEO Marc Walder e il Dipartimento federale dell’Interno. Ringier ritiene che le notizie pubblicate arrivano unicamente da fonti della redazione e considera “del tutto normale” gli stretti rapporti tra il CEO di un gruppo editoriale con una personalità di spicco.
Il consigliere federale Berset non risulta indagato, ma la politica ora si chiede quale sia realmente il suo grado di coinvolgimento. “Solo i più ingenui possono credere che non fosse al corrente. Ma le cose sono due: o c’è una crisi all’interno del dipartimento oppure rischia di essere una connivenza”, afferma al Corriere del Ticino il presidente dell’UDC Marco Chiesa.
Il presidente dei Giovani UDC (vedi articoli correlati) ha invitato Berset a dimettersi. Lo stesso ha fatto il consigliere nazionale UDC Alfred Heer. “La questione – sostiene Chiesa – va approfondita perché porterebbe a una crisi di Governo”.