LUGANO - Un fulmine a ciel sereno che squarciò il mondo della politica ticinese: il 7 marzo di 10 anni fa, era il 2013, arrivava la notizia dell'improvviso decesso di Giuliano Bignasca, fondatore della Lega dei Ticinesi. Il Nano aveva accusato un malore fatale dopo una riunione di partito.
Una tragedia, arrivata senza preavviso, che aveva scosso non solo la Lega ma tutto il mondo politico cantonale e non solamente. Aveva fondato la Lega negli anni '90, in protesta contro dinamiche che a suo dire non andavano più. Celebri alcune iniziative come la carovana della libertà. La sua grande innovazione è stata però il Mattino della Domenica, un giornale gratuito che uscisse ogni domenica, il primo nel suo genere.
La Lega in pochi anni è diventato il partito di maggioranza relativa in Ticino, conquistandosi seggi anche a Berna.
Lorenzo Quadri, che con lui ha lavorato per lunghi anni in redazione, sostiene che oggi il Nano, se fosse vivo, sarebbe un influencer della politica. "Dettare l’agenda politica cantonale era per lui naturale, forte anche delle moltissime informazioni che raccoglieva dai media internazionali (nessuno era altrettanto attento a quello che succedeva in Ticino, in Svizzera e nel mondo) e della sua fittissima rete di contatti: la sua giornata era un continuo via vai di telefonate ed incontri con interlocutori di ogni tipo, sugli argomenti più disparati. Un “frullatore” che avrebbe stordito chiunque; ma non il Nano. Multitasking ancora prima che il termine entrasse nel vocabolario comune, uomo del fare oltre che del comunicare, non sorprende che si trovasse bene nel Municipio di Lugano e male in Consiglio nazionale, che infatti abbandonò dopo una sola legislatura", così lo ricorda.
La memoria di Bignasca è vivissima nella Lega e diversi esponenti gli rivolgono un pensiero. "Era un grande visionario, su quei trend che poi hanno avuto postuma conferma: casse malati, immigrazione, lavoro e tutela del Ticino. Un grande intuitivo come dicevo prima, come lo era sul campo di calcio mi raccontano, ma anche una grande speranza per le e i Ticinesi. Ricordiamoci infatti che senza il Nano e la Lega, il Ticino sarebbe ancora stato nel medioevo politico, dal punto di vista delle libertà di espressione individuale e del regime partitocratico. E soprattutto, la Svizzera – grazie all’essenziale contributo della Lega e del Nano il 6 dicembre 1992 sul voto contrario all’adesione all’Europa – è oggi ancora un Paese libero e sovrano!", scrive Norman Gobbi.
"Non c’erano mezze misure: o si litigava o si rideva, ma c’era sempre equilibrio nei due stati d’animo e ci si lasciava sempre con un abbraccio. Un po’ meno banale: a 10 anni dalla sua morte ci accorgiamo che ciò che ha seminato, ciò che ha coltivato e quello che ha costruito vive ancora, anche senza di lui, anche senza troppi amici che non ci sono più. Possiamo dire che è stato un imprenditore della politica che ha saputo lasciare un’eredità solida", sono invece le parole di Michele Foletti.
E Claudio Zali ripercorre il loro primo incontro: "Ero stato “reclutato” dall’amico Marco (Borradori, ndr) per essere candidato alla carica di Giudice e una sera, con i quattro futuri compagni di lista, ci ritrovammo in via Monte Boglia per essere presentati al Nano. Ricordo che ero in jeans e portavo la giacca di pelle che era stata di mio padre, capelli più lunghi del solito. Ricordo anche di essere stato in apprensione al pensiero di incontrare il Nano, che conoscevo solo per la fama di personaggio vulcanico ed imprevedibile. Giunti al suo cospetto e rapidamente presentati, il Nano ci offrì un rapido e calzante monologo sui temi della giustizia e su altro. Alla fine, indicando noi, disse “uno, due, tre, quattro, cinque, ecco i candidati della Lega”. Colloquio terminato (ma non ricordo di avere aperto bocca, se non per dire il mio nome), procedura di selezione terminata. Unico e spiazzante".