BELLINZONA - Prima di pensare alle energie rinnovabili, è necessario lavorare sulla sicurezza dell'approvvigionamento. Il PLR approva in linea di massima il Piano energetico e climatico cantonale (PECC) e i suoi obiettivi, ma gli muove anche alcune critiche, convinto che "al nostro paese serve un'ecologia senza ideologia".
"Un documento che manca di concretezza e pragmatismo e che ha ignorato il punto di vista di alcuni attori di primo piano quando si parla del futuro delle politiche energetiche e climatiche. Rispondendo alla consultazione lanciata dal Dipartimento del Territorio, come PLR esprimiamo diverse riserve sul Piano energetico e climatico cantonale (PECC), perché promuove grandi principi consensuali in materia di transizione energetica, neutralità climatica, sicurezza dell’approvvigionamento energetico e mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, senza tuttavia proporre davvero soluzioni concrete e praticabili", è il riassunto della risposta inviata al DT.
In particolare, "nonostante gli indirizzi generali in ambito energetico formulati dal PECC siano condivisibili, la strategia sulla sostenibilità non presenta alcuna analisi sulla sua messa in pratica. Inoltre, quando si parla di sostenibilità non si può considerare solo la componente ambientale, ma va tenuto conto anche di quella economica e sociale. Queste ultime sono totalmente assenti nel PECC, sebbene siano molto importanti per il futuro della nostra società. Ad esempio, andrebbe quantomeno chiarito che la messa in pratica del PECC non può prescindere da una chiara politica di indirizzo anche per quanto concerne la formazione professionale e l’orientamento, con le professioni legate al settore energetico che devono essere promosse, potenziate e rivalutate".
Secondi i liberali, "Il PECC propone una serie di obiettivi ambiziosi in materia di politica climatica, che si inseriscono nel contesto federale".
"Tuttavia, appare chiaramente che a fronte di obiettivi ambiziosi, in particolare l’indipendenza energetica e la neutralità climatica, sarà necessaria una notevole accelerazione nel processo di transizione energetica, che non può esimersi dal coinvolgere responsabilmente anche attori para-pubblici e privati, con una chiara definizione di ruoli e competenze. Lo Stato da solo, pur riconoscendo l’ottimo lavoro e la buona volontà, difficilmente riuscirà a centrare gli obiettivi prefissati. In questo senso, non possiamo esimerci dal constatare con un certo stupore il mancato coinvolgimento nella stesura del PECC di alcuni attori para-pubblici importanti, come ad esempio le Aziende distributrici del nostro Cantone", termina il comunicato-
Viene posto l'accento sul rischio di penuria energetica che ha animato l'inverno, anche se poi grazie pure alle temperature miti non si è verificata: "il PECC non pone abbastanza l’accento sulla sicurezza dell’approvvigionamento elettrico, perché senza sicurezza tutto il resto rischia di decadere. Aspetti come i prezzi, la mobilità elettrica o i risparmi energetici vanno in secondo piano se non riusciamo a garantire un approvvigionamento sicuro. Basta che in un prossimo futuro dovessimo vivere qualche inverno con interruzioni programmate di corrente a causa della penuria energetica che tutti parleranno solo di energia nucleare e non più di pannelli solari e del 90% di quello che è scritto nel PECC. Le conseguenze per l’economia sarebbero inoltre inimmaginabili. L’insicurezza sulla sicurezza dell’approvvigionamento è dovuta alla perenne mancanza di energia elettrica invernale. Questo ci rende dipendenti dalle importazioni con tutte le sue conseguenze. Guardando la politica energetica sia federale ma ticinese in particolare, si fa fatica ad intravvedere una strategia seria per aumentare la produzione invernale interna a corto termine: tenete conto che gli innalzamenti delle dighe previste (provvedimento logico e corretto) necessiteranno di almeno 10 anni prima di una loro realizzazione e in questo lasso di tempo dobbiamo vivere con un PECC che di fatto blocca qualsiasi iniziativa per accrescere l’energia invernale: il solare alpino, le mini-centrali idroelettriche (con una produzione annua minore di 20GWh) e l’eolico vengono di fatto negate dal PECC così come presentato". E ancora: "Nel 2022 abbiamo vissuto da vicino il rischio di una penuria energetica e le previsioni per l’inverno 2023/2024 sono ancora molto incerte. La transizione energetica ha quindi bisogno di una spinta sull’acceleratore, soprattutto per quanto riguarda il fotovoltaico non convenzionale. Anche quello alpino, l’laddove tecnicamente e paesaggisticamente sostenibile. Le riversioni e l’idroelettrico non sono sufficienti per garantire un’autonomia e un’indipendenza energetica".
Viene evidenziato come non è chiaro, nel documento, il ruolo di AET: "Per quanto riguarda la parte inerente alla distribuzione mal si comprende la dimensione del ruolo di AET. Una politica proattiva può realizzarsi in diversi modi ma deve essere ben specificato. Ciò che non sembra al momento esser stato fatto. L’efficienza dell’organizzazione AET / Aziende distributrici deve essere garantita, segnatamente tramite una definizione chiara e ottimale dei compiti e competenze di tutti gli attori. Il sistema attuale manca di trasparenza ed equità a livello di costi e nella di remunerazione dell’energia immessa in rete oltre che per le misure di ottimizzazione dell’autoconsumo, che possono passare dallo stoccaggio dell’energia prodotta ai sistemi più moderni quali le comunità energetiche".
Importante per il PLR è anche il tema del risanamento degli edifici.
Il Consigliere Nazionale Rocco Cattaneo ha così commentato: “Siamo di fronte ad un documento strategico che manca di pragmatismo. Ci si concentra molto sugli aspetti ambientali, ma troppo poco su produzione e distribuzione dell’energia. Entro il 2050 avremo bisogno di tanta energia elettrica e come Ticino abbiamo una grossa carta da giocare. In questo PECC manca la strategia per la produzione di questa energia di cui avremo bisogno. Sarebbe sufficiente seguire quanto proposto a Berna, ad esempio per quanto concerne il solare. Dovremo produrre 35 terawattora l’anno entro il 2035, oggi ne produciamo 5. Servono obiettivi ambiziosi, sfruttando ad esempio il solare alpino, che è finanziato al 60% a livello federale. Non è un caso se Vallese e Grigioni sono partiti lancia in resta in questo settore. In questo documento non sono state coinvolte la parte economica-produttiva. Dobbiamo rispondere a famiglie e PMI che si chiedono quanto pagheranno per l’energia nei priossimi anni. Dobbiamo rispondere con i fatti, con pragmatismo: sole, vento, calore a distanza. Ma questo pragmatismo manca del tutto nel PECC”.