BELLINZONA - In Ticino esplode il numero di falsi richiedenti asilo, allarmano i disordini e la criminalità è in crescita costante. Il Mendrisiotto, in particolare, è vittima di una situazione sempre più caotica ed intollerabile. Per questo, con cinque mozioni, il gruppo UDC - tramite Pierlugi Pasi, deputato del Mendrisiotto, che è il primo firmatario - chiede che il Consiglio di Stato si attivi immediatamente per far pressione su Berna, per far rispettare rigorosamente la legge sull’asilo e per ripristinare i controlli alle frontiere con l’Italia.
“Finora, gli atti corrispondenti dei rappresentanti UDC a Berna (Marco Chiesa e Piero Marchesi) non hanno trovato sostegno degli altri partiti ticinesi, salvo la Lega”, si legge nel comunicato stampa. “La Svizzera e il Ticino vantano una lunga e consolidata tradizione umanitaria in materia d’asilo. La distinzione fra persone bisognose d’asilo e semplici migranti economici è in teoria netta. Tuttavia, il confine fra la politica d’asilo e la politica migratoria si è assottigliato a causa dell’applicazione non rigorosa della legislazione federale: il respingimento immediato di persone dal falso statuto di richiedente l’asilo, la gran parte, lascia spazio a derive che si ripercuotono sulla popolazione”.
L’Italia ha deciso unilateralmente di sospendere l’applicazione dell’Accordo di Dublino, impedendo così alla Svizzera di ritrasferire centinaia di potenziali richiedenti d’asilo per l’evasione delle pratiche in Italia. I tre comuni del basso Mendrisiotto coinvolti direttamente nella problematica avevano a suo tempo stipulato con la Confederazione un accordo per ospitare 350 persone a Pasture e a Chiasso: da mesi il numero oscilla tra i 550 ed i 600. Nel solo mese di giugno di quest’anno le richieste registrate in tutta la Svizzera sono state circa 2'500; nello stesso mese in Ticino le persone nel processo d’asilo erano 4'800.
“I comuni di frontiera sono arrivati al limite della sopportazione. Il Consiglio di Stato deve dunque prendere immediatamente provvedimenti a protezione e a tutela della popolazione ticinese e in particolare di quella del Mendrisiotto, attivandosi con il Consiglio federale e in particolare con la capo Dipartimento DFGP Elisabeth Baume–Schneider, che sta evidentemente sottovalutando la problematica in Ticino”.
L’UDC, anche con i Consiglieri agli Stati e nazionale Marco Chiesa e Piero Marchesi, avevano recentemente chiesto al Consiglio federale di adottare le necessarie misure e i provvedimenti del caso e, fra altro, di ritornare ad un’interpretazione e quindi ad un’applicazione rigorosa della legge federale, disponendo che si entrasse nel merito di una domanda d’asilo solo se presentata da una persona che fa valere in modo credibile di non essere passata da un paese limitrofo, essendo tutti questi considerati “Stato terzo” sicuro secondo la LAsi (art. 31a).
A parte i deputati dell’UDC (incluso Lorenzo Quadri), nessun altro parlamentare ticinese ha sostenuto l’UDC alle Camere federali. Quindi, con 5 mozioni distinte, l’UDC chiede che il Consiglio di Stato esorti le Autorità federali:
• di disporre che non si entri nel merito di una domanda di asilo qualora siano date le circostanze indicate dalla LAsi;
• di applicare le misure eccezionali previste dalla legge limitando la concessione dell’asilo e decretando il ripristino del controllo alla frontiera (art. 55 LAsi e art. 25 codice frontiere Schengen);
• di creare zone di transito per lo svolgimento di tutte le procedure d’asilo (art. 22 LAsi);
• di sospendere il programma di reinsediamento 2024/2025 visto il sovraffollamento dei centri di accoglienza;
• di rafforzare i controlli alla frontiera finché l’Italia non torna ad applicare nuovamente il “sistema di Dublino” permettendo alla Svizzera il rinvio di richiedenti ai vicini Paesi d’arrivo.
“Lo scorso 14 giugno, a Berna - conclude il Gruppo UDC nella nota - durante la Sessione straordinaria, i partiti che ora cercano di profilarsi sul tema avrebbero avuto la possibilità di dare una risposta concreta a Chiasso, al Ticino e a tutto il Paese votando le mozioni UDC, ma hanno preferito bocciarle per poi dichiararsi preoccupati e solidali con chi il problema lo vive davvero. Ma alla prova dei fatti, alle petizioni e alle recenti passerelle dei Parlamentari federali a Chiasso, conta l’approvazione di proposte concrete in Parlamento. Il resto è marketing elettorale”.