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Claudio Cattori, uno dei candidati
Politica
30.08.23 - 16:000

Una lista per portare a Berna i problemi delle valli: ecco il Movimento per le Valli del Ticino

Apartitica, indipendente e civica, candida sette persone al Consiglio Nazionale. Tra le tematiche più sentite, la questione dei grandi predatori, l'agricoltura in difficoltà, la perdita dei posti di lavoro nelle zone periferiche

BELLINZONA - Le valli ticinesi sono attanagliate da una lunga serie di problematiche che rischiano di far perdere loro vitalità e di trasformarle in territori dormitorio in pochi anni, anziché essere le periferie vive e a misura d’uomo che desideriamo. Si tratta di tematiche che esplicano i loro effetti localmente, ma che per essere modificate devono essere discusse a Berna, poiché regolate da leggi federali. L’attenzione del mondo politico è spesso rivolta ai centri urbani e al loro sviluppo, e tende a prestare, volontariamente o no, poca considerazione a quanto vivono le alpi, che invece hanno bisogno di interventi e aiuti. Urge anche una unione di forze tra i cantoni alpini, fonte di inestimabile ricchezza storica, culturale, naturalistica, antropica ed enogastronimica.

Per farsi portavoce delle istanze e delle preoccupazioni di chi vive e lavora nelle zone periferiche e di chi con sacrificio ed entusiasmo ne conserva le tradizioni, nasce in vista delle elezioni federali il Movimento per le Valli del Ticino, una lista civica, indipendente e non partitica, che candida sette persone (Jonatan Bachman, Claudio Cattori, Marco Costi, Paolo Dova, Stefan Frueh, Renato Patà e Giorgio Regazzoni).

Si sottolinea, oltre alla drammatica situazione legata ai grandi predatori, la perdita di posti di lavoro, l’agricoltura in difficoltà, i moltiplicatori comunali più alti, le leggi territoriali e sul bosco sempre più restrittive, le difficoltà crescenti nel riattare i rustici, il dezonamento dei terreni edificabili.

Anziché lavorare per valorizzare le zone periferiche, i Governi cantonale e federale e le ex regie tendono a smantellare i servizi nelle zone periferiche, con conseguente sviluppo centripeto e concentrazione di tutti i servizi di base e dei posti di lavoro pubblici nelle zone urbane. Si vedono anche una messa in discussione a livello federale dei canoni d’acqua, una iniqua distribuzione dei guadagni sull’energia idroelettrica prodotta nelle valli, una suddivisione in troppe zone dell’abbonamento Arcobaleno per i mezzi pubblici.

Come possibile vedere, sono tematiche varie che abbracciano più campi e che hanno come comun denominatore la poca attenzione verso le alpi. Lo Stato deve cambiare rotta, dando supporto reale alla popolazione locale, con una politica pragmatica e a misura d’uomo, che sappia affrontare concretamente questi problemi proponendo soluzioni efficaci e realistiche: siamo disposizione per portare a Berna queste necessità che non possono più attendere.

 

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