BELLINZONA – Lunedì prossimo scadrà il termine: il tempo corre e siamo giunti alla metà di ottobre. Il Consiglio di Stato dovrà dunque presentare le misure che intende adottare per contenere la spesa pubblica. E dal velo di riserbo che avvolge la manovra iniziano a filtrare le prime indiscrezioni sui tagli. Niente scure, ma forbici sì.
Come ricorderà chi segue la politica, il preventivo per il prossimo anno avrebbe dovuto essere presentato a fine settembre, ma la Commissione parlamentare della gestione aveva concesso una proroga al Governo, fino a metà ottobre, appunto, per verificare se nel 2024 arriveranno contributi da parte della Banca Nazionale. Contributi che per l’anno in corso erano stati stimati in oltre 130 milioni ma che non sono mai arrivati. Guardando al 2024, i soldi della BNS, se arrivassero, potrebbero contenere il disavanzo in una quarantina di milioni, come prevede l’obiettivo di rientro, per poter centrare il pareggio dei conti nel 2025. Senza quei contributi il deficit potrebbe invece sfiorare i 100 milioni.
Oggi il Governo incontra i sindacati del personale, mentre lunedì mattina sarà la volta dei presidenti e dei capigruppo dei partiti. Quasi certamente il personale dello Stato verrà chiamato alla cassa: si parla di reintrodurre un “contributo di solidarietà” da trattenere ai dipendenti, senza però toccare le fasce di stipendio inferiori, una misura che potrebbe portare a un risparmio di una ventina di milioni.
Altri 10 milioni, sempre stando alle indiscrezioni, potrebbero essere tagliati dal fondo RIPAM, acronimo che sta per Riduzione dei premi dell’assicurazione malattia. In altre parole, verranno ridotti i sussidi – come, del resto, aveva lasciato intendere il ministro della sanità Raffaele De Rosa – ma anche qui senza penalizzare le fasce di popolazione meno abbienti.
Tra le misure di cui si vocifera c’è anche una razionalizzazione delle corse dei bus nelle zone periferiche. Nuove entrate potrebbero invece arrivare da un’eventuale aumento dell’imposta di circolazione, in quanto il Governo dovrà presentare a breve i nuovi parametri di calcolo per il 2024. Ipotesi sulla quale il presidente del Centro, Fiorenzo Dadò, ha già lanciato l’achtung.
Qualche soldino in più arriverà infine dalla nuova tassa – da 50 a 150 franchi - sulla vendita di alcolici durante le manifestazioni ricreative, che qualcuno ha già ribattezzato “tassa sugli alambicchi” e che ha già suscitato perplessità: “Forse questo nuovo balzello è stato pensato per i vari Rabadan o Festival di rinomanza internazionale ma si è dimenticato, e ti pareva, che le nostre valli sono mantenute vitali da una miriade di associazioni e Pro Loco che organizzano delle piccole feste popolari per poter racimolare qualche soldo da poi investire nella valorizzazione di mulini, cappelle, sentieri e quant’altro. E se solo vendono un caffè corretto grappa, quale ringraziamento il Cantone fattura loro almeno 50 franchi”, ha scritto nei giorni scorsi Paolo Dova, candidato al Consiglio nazionale per Movimento per le Valli del Ticino.