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Politica
08.02.24 - 15:250

Agustoni, i Mori e la Palmira. È polemica a Mendrisio, la Lega interroga il Municipio

Il capogruppo in Gran Consiglio del Centro sulla decisione della Fondazione in merito al trucco degli storici personaggi: "Recitare è fingere di essere qualcuno che non si è". Rossini e Robbiani: "Offesi come momò"

MENDRISIO - La decisione del Comitato della Fondazione Processioni Storiche di rinunciare al trucco facciale di chi rappresenterà i Mori nella processione del giovedì santo sta causando molte polemiche e altrettante reazioni sdegnate tra i politici. Va detto che al momento, sia per le strade sia sui social, non si è ancora trovato chi sostiene la scelta, presa per adattarsi all’evolvere della società e delle sensibilità e per non offendere nessuno con la pratica della blackface (leggi qui).

Le opinioni di Romano e Quadri

L'ex Municipale Marco Romano si è sempre definito estremamente legato alla tradizione delle Processioni, arrivando anche a interpretare (purtroppo per lui in una edizione caratterizzata dal maltempo) Gesù. E non si capacita: "Una decisione che va contestata fortemente e rimessa in discussione! Perché cancellare e negare la storia? Una società che non ha più coraggio e responsabilità di parlare, giudicare, criticare? Si cancella per non voler capire? Libertà e diversità si promuovono e vivono cancellando?".

"Sarebbe bello sapere quante persone di colore con passaporto svizzero residenti in Ticino si sentono offese dai mori nelle processioni storiche di Mendrisio", si era chiesto Lorenzo Quadri, invitando "i non svizzeri, se si sentono offesi, non hanno che da andare altrove". 

La Lega: "Municipio, appoggi la decisione? E se no, interverrai?"

Già ieri il gruppo della Lega dei Ticinesi ha inviato una furente interrogazione al Municipio, cui chiede se è a conoscenza di quel che sta accadendo, parlando di una tradizione snaturata sull'altare del politicamente corretto. "Ancora una volta andiamo a snaturare una nostra tradizione per accontentare un filone di politicamente corretto che nulla ha a che vedere con le narrazioni religiose che celebriamo in questo caso durante il periodo pasquale. Non pensiamo assolutamente che otto figuranti che vengono colorati di nero in una sfilata dove ogni particolare è riprodotto nei minimi particolari con precisione e cura dei dettagli, offenda qualcuno o che dimostri poco rispetto per le sensibilità o che implichi mancanza di pari opportunità e di inclusività", scrivono infatti Simona Rossini e Massimiliano Robbiani.

Che proseguono: "Anzi, siamo convinti che questa modifica discrimini noi cittadini di Mendrisio (e non solo) che ogni anno siamo presenti e manteniamo viva questa bellissima tradizione che è stata riconosciuta Patrimonio dell’Unesco e della quale siamo molto fieri. Inoltre ci sentiamo presi in giro perché gli storici personaggi nella Bibbia hanno la pelle scura e non comprendiamo quale sia l’offesa nel riprodurre tale rappresentazione storica. Come ben detto le Processioni Storiche sono una rappresentazione teatrale e che la tradizione non va denaturata per assecondare chi vuole smantellare la nostra cultura e le nostre usanze".

Chiedono poi appunto al Municipio se è a conoscenza della decisione e se l'appoggia e se, in caso contrario, è disposto a intervenire presso la Fondazione.

Agustoni: "La recitazione è, per definizione, fingere di essere qualcuno che non si è"

Molti contrari anche tra i rappresentanti del Centro. Dopo quella di Marco Romano, è arrivata la presa di posizione del capogruppo in Granconsiglio, da anni fiero partecipante, come l'ex Municipale, delle processioni, Maurizio Agustoni: "In un paio di occasioni ho vestito il ruolo di discepolo e - in entrambe le occasioni - le validissime truccatrici mi hanno applicato una una rigogliosa barba finta. La ragione è abbastanza semplice: secondo la tradizione i discepoli erano barbuti e io sono sbarbato. Probabilmente c'è una scarsa sensibilità nei confronti dei portatori di barba, per cui la Fondazione delle Processioni storiche non si è ancora sentita in dovere di vietare questa discutibile pratica. È andata diversamente per i  cosiddetti "Mori" che formano la corte di Erode Antipa, dato che - apparentemente - scurire la pelle di una persona per renderla più aderente a un personaggio sarebbe offensivo (non si capisce bene per chi, dato che in 400 anni di Processioni non si registrano particolari rimostranze). La Fondazione ha spiegato che "non rinunceremo ai personaggi, non avrebbe senso, ma soltanto al trucco facciale". In pratica - se capisco bene - ci saranno ancora i "Mori", ma non saranno necessariamente mori. Si può forse discutere se abbia senso infilare dei "Mori" in una rappresentazione della Passione, dato che di mori non si fa alcuna menzione nella Bibbia. Si può forse discutere sull'ingenuità del trucco (la pelle nera del corpo è "ottenuta" indossando abiti scuri). Mi sembra invece lunare sostenere che un caucasico non possa truccarsi per interpretare una persona di pelle scura. Così come sarebbe assurdo sostenere che una donna non possa truccarsi per interpretare un uomo. La recitazione, per definizione, è fingere di essere qualcuno che non si è", scrive. 

E allarga il discorso: "Se per interpretare un personaggio bisogna essere quel personaggio, allora non ci sarebbero più né teatro, né cinema, ma solo reality show. È comunque consolante che questo scrupolo "politicamente corretto" abbia contagiato solo ora il Magnifico Borgo; altrimenti il buon Rodolfo Bernasconi, per interpretare la mitica Palmira, avrebbe dovuto rinunciare a parrucca, rossetto e fondotinta. Ma tant'è il mondo è bello perché è variato, anche senza trucco facciale...  "

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