di don Gianfranco Feliciani*
È ricominciata la scuola e quanti di noi non sono più giovanissimi ricorderanno com’era quella d’un tempo. Capitava spesso che dopo un sonoro scapaccione ricevuto dal maestro si aveva una paura matta a riferire l’accaduto ai genitori per non riceverne un altro in aggiunta. È una scuola che non rimpiango, anche se tutto sommato ha saputo formare al senso dei genuini valori umani intere generazioni di ragazzi. Oggi è molto difficile trovare insegnanti che mollano ceffoni ai loro allievi (chi lo fa è subito denunciato); è più facile invece trovare docenti che sopportano atteggiamenti maleducati e oltraggiosi nei loro confronti piuttosto che imbattersi nella reazione delle famiglie. Dall’atteggiamento rigorista di un tempo siamo passati a quello lassista di oggi. Ma il lassismo “spensierato”, volgare e violento aleggia un po’ in tutto il nostro vivere sociale ed è quindi naturale che anche la scuola ne risenta.
La crisi culturale del nostro tempo si manifesta particolarmente in quella fascia più fragile della società che è la gioventù, svelando al contempo il forte imbarazzo di chi è chiamato alla responsabilità educativa. Dall’Italia, ma è la stessa aria che respiriamo anche noi, ci giungono notizie allarmanti: storie di stupri e di abusi sessuali di una violenza inaudita. Ma ciò che lascia attoniti è che oggi i violentatori sono ragazzi sempre più giovani, che trattano compagne, amiche e cugine come se fossero bambole. La sessualità è esercitata senza nessuna implicazione emozionale e relazionale. Si fa sesso con qualcuno a cui non si attribuisce alcun valore e rispetto. Come mai questo degrado?
Scrive con acutezza il medico e psicoterapeuta italiano Alberto Pellai: “Costruire intimità, conoscere il cuore e la mente dell’altro prima del suo corpo e della sua disponibilità sessuale sono aspetti non contemplati nella narrazione pornografica, che ha proprio nei maschi giovanissimi un pubblico enorme. Sono ragazzi che nessuno ha mai coinvolto in percorsi di educazione emotiva, affettiva e sessuale. Questa combinazione in cui la pornografia urla e straripa e la comunità educante tace e vive immersa in un deserto educativo (e su questi temi grava in particolare il silenzio dei padri), porta a crescere generazioni di maschi analfabeti emotivi, incapaci di comprendere la differenza tra fare sesso e fare l’amore”.
Nella società antica patriarcale i figli venivano educati con grande severità. Ne troviamo chiare tracce nel libro biblico del Siracide, il quale ci fornisce consigli, certo da non prendere alla lettera, ma da interpretare alla luce di quel saggio binomio di “dolcezza e severità” che noi oggi facciamo così fatica ad armonizzare. “Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta per lui, per gioire di lui alla fine” (30,1). “Un cavallo non domato diventa caparbio, un figlio lasciato a se stesso diventa testardo” (30,8). “Vezzeggia il figlio ed egli ti riserverà delle sorprese, scherza con lui e ti procurerà dispiaceri” (30,9).