di Don Gianfranco Feliciani
La risurrezione di Gesù è come una misteriosa esplosione di vita che ha segnato in maniera irreversibile la storia umana. Quel giovane maestro di Galilea che il potere religioso e politico aveva condannato al supplizio infamante della croce, ora è proclamato risorto dalla schiera dei suoi seguaci. Gesù è risorto, non soltanto nella persuasione soggettiva della prima comunità che da lui ha avuto inizio, ma è risorto personalmente, storicamente, sempre lui, il Gesù del Vangelo, in una condizione di vita radicalmente nuova, che conserva ma che oltrepassa lo stato della presente umana esistenza, sublimandone la pienezza.
E Gesù partecipa questa pienezza di vita ad ogni uomo e ogni donna che aderisce a lui nella fede. Il fenomeno è tragico e insieme paradossale: in questa nostra società moderna è evidente il desiderio, o addirittura l’ossessione, di godersi la vita il più possibile, e dall’altro la delusione e alla fine il disprezzo della vita stessa. L’imbarbarimento dei rapporti umani, l’idolatria del denaro e la conseguente disonestà, la visione banale della sessualità, il narcisismo esasperato, la depressione, il suicidio, sono palesemente segnali di un profondo disamore per la vita. La nuova modernità, si è ripetuto con insistenza dai secoli dei lumi fino ad oggi, deve costruire un mondo a misura d’uomo, perché “l’uomo è misura di tutte le cose”.
Sentenza antica e formidabile, ma che occorre assolutamente precisare alla luce dell’esatta visione di quel mistero insondabile che è l’uomo. Qual è, infatti, la vera misura dell’uomo? È solo di natura biologica, economica, politica, o c’è qualcos’altro? È a questo punto, cogliendo in profondità gli interrogativi angoscianti dell’uomo del nostro tempo, tentato come non mai dal pessimismo e dalla morte, che l’evento-mistero della Pasqua di Gesù fa irruzione nella storia dell’uomo in tutta la sua straordinaria bellezza e potenza.
La vittoria di Gesù sulla morte tocca il cuore, tocca il nostro desiderio insopprimibile di vita piena, tocca la nostra sete inestinguibile di amare e di essere amati. Ed è così per tutti, credenti e non credenti, perché nella misura in cui noi crediamo all’amore, istintivamente avvertiamo che l’amore trascende il mero dato biologico e il condizionamento temporale, e ci colloca in una dinamica divina che sa di eternità. La fede in Gesù risorto diventa la pienezza della nostra esistenza!