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Cronaca
09.04.19 - 18:040

Per uccidere l'ex moglie ha usato un metodo imparato nei pompieri. La nuova moglie e quell'sms agghiacciante

Processo per il delitto di Monte Carasso: per l'uccisore chiesti 14 anni, per la seconda moglie carcere a vita. Era lei, per la Procuratrice Pubblica, a trattare il marito come un cagnolino, oltre ad accusarlo di essere pazzo

BELLINZONA – Dopo 2 anni, si è pentito di aver ucciso l’ex moglie e si è costituito. Il caso era stato archiviato come suicidio, anche se in molti avevano trovato strano il gesto della donna che si era anche rifatta una vita. Alla sbarra in questi giorni ci sono l’uccisore materiale e la sua seconda moglie, accusata di essere la mente del delitto: la Procuratrice Pubblica Chiara Borelli, scusandosi con i figli della vittima “per non aver capito che la loro mamma non li avrebbe mai abbandonati” e alla vittima stessa, ha chiesto 14 anni per l’uomo e carcere a vita per la donna.

Ieri il dibattimento si è aperto con l’interrogatorio dell’assassino, reo confesso. "Ho premuto con le dita sul collo, nella zona sotto il pomo d'Adamo, esercitando una lieve pressione per 5 secondi", ha detto. Non solo: prima le aveva dato del vino per renderla innocua, poi ha usato una tecnica che aveva imparato nell’ambito della formazione da pompiere! Inoltre, per non lasciare tracce le ha pulito il collo con l’alcool, dopo aver usato comunque dei guanti in lattice.

La donna a quanto pare non è morta per soffocamento, ma per i tagli ai polsi che l’ex marito le ha inflitto per simulare il suicidio.

Cosa ha spinto l’uomo a confessare? Lui ha parlato di rimorso verso i figli e di voglia di far conoscere loro la verità. In aula la tesi di Chiara Borelli è un’altra: dietro a tutto c’era la nuova moglie, descritta come una persona che riteneva il marito quasi un deficiente. Cercava altri uomini, ricchi, era avida, riteneva troppo alto quanto l’uomo dovesse versare all’ex moglie, lo usava a vantaggio suo e delle figlie, lo spingeva a cambiare lavoro per guadagnare di più. Un ritratto inquietante, a cui si unisce un sms agghiacciante che avrebbe inviato a uno dei figli della donna deceduta: “Sono la moglie, quella viva”.

Per cercare di scagionarsi, la donna di origini russe, che secondo la Procuratrice Pubblica temeva di perdere il permesso di soggiorno in Svizzera, ha definito pazzo il marito, dicendo che lui la perseguitava. “Non è mai stata minacciata”, ha affermato Borelli. Infatti l’accusa parla anche di denuncia mendace. 

La richiesta, appunto, è di carcere a vita per una donna che avrebbe plasmato il marito, con problemi psicologici (per lui una scemata responsabilità), trattandolo alla stregua di un cagnolino. Per lui, appunto, chiesti 14 anni.

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