BELLINZONA – Non fu un tentativo di infibulazione, bensì un pestaggio alla figlia nelle parti intime. Aveva scatenato indignazione la notizia che una donna di origini portoghesi era accusata di lesioni, vie di fatto, violazione del dovere d’assistenza e tentata mutilazione verso la figlia.
L’infibulazione è un’usanza ancora molto diffusa in numerose parti del mondo, e quello che sarebbe stato il primo procedimento penale sul tema in Ticino aveva fatto scalpore. Ma, precisa il giudice Amos Pagnamenta, “era in fake news”.
La donna che è stata giudicata oggi infatti aveva picchiato le parti intime della figlia, mentre essa si trovava in bagno e in camera da letto, con un mestolo, non aveva nessuna motivazione religiosa o tribale.
È stata condannata a 20 mesi di reclusione sospesi per 2 anni e a un trattamento ambulatoriale. Il pentimento per quel che ha causato alla bimba, lesioni scoperte dai sanitari del Pronto Soccorso, le ha evitato l’espulsione dalla Svizzera.