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Cronaca
12.04.20 - 16:020

Diario da Moncucco: "L'uomo a fianco a me sembrava dovesse morire soffocato dalla sua tosse. E a me venne il panico"

Riprendiamo il racconto di M.M., la più giovane intubata: "Avevo sete, arrivò quello che poi chiamai 'l'Uomo dell'Acqua'. Ma che fatica deglutire, dopo otto giorni di intubazione!"

LUGANO - Dopo qualche giorno, dove ha interrotto la scrittura del suo diario per concentrarsi sui primi giorni a casa, sul ritorno alla vita di tutti i giorni, dove anche ogni piccola cosa che prima dava per scontata le è sembrata una festa e una conquista, dove ha deciso di impegnarsi a sensibilizzare in particolare i giovani sulle conseguenze potenziali del Coronavirus, M.M., la più giovane intubata a Moncucco, riprende a raccontare la sua esperienza.

È Pasqua e tradizionalmente deve essere un giorno di rinnovamento e rinascita. Lo è sicuramente per lei, che sta riacquistando forze e salute.

Ma torniamo a quando era a Moncucco:

"Sono stanchissima per via della fisioterapia e gli esercizi. Soffiare nella bottiglia mi ha stancata. L'esercizio della pallina mi ha stancata. L'alzare le gambe da sola mi ha stancata. Tutto mi ha stancata... Ho il fiato corto i muscoli a pezzi.

Non ho nulla da fare... potrei dormire, ma paradossalmente non posso perchè ogni volta che chiudo gli occhi riprendono le allucinazioni, talmente assurde che guardarle é impossibile.
Provo ad obbligarmi a tenere gli occhi chiusi per 5 minuti... intanto sento la voce di un ragazzo.
La riconosco subito, e poco dopo ne ho la conferma. Il ragazzo sta parlando con due ragazze del fatto di non aver mai avuto una fidanzata. Adesso sono sicura che é il ragazzo spaventato di quando al mattino mi hanno girata per lavarmi la schiena.

Ascolto distrattamente le loro chiacchiere mentre il povero signor Giovanni alla mia sinistra e chiunque egli sia alla mia destra continuano a tossire...

Dopo poco apro gli occhi. Le allucinazioni sono davvero insopportabili da vedere, ma in poco tempo mi accorgo che é insopportabile anche lo stare sveglia. I rumori... i medici che corrono dal signor Giovanni, il monitor del signor Giovanni che continua a far scattare l'allarme perché qualcosa non va...il signor Giovanni che sembra morire da un momento all'altro soffocato dalla sua stessa tosse...

Sento un'altra crisi di panico arrivare... provo a calmarmi da sola senza risultato. Provo respiri lunghi e profondi, ma nonostante l'ossigeno, con i polmoni che mi ritrovo al momento, c'e poco da fare respiri lunghi e profondi... Provo nuovamente a congiungere le mani per una preghiera, ma le braccia non mi obbediscono molto. Appena i gomiti si staccano dal letto le braccia iniziano a tremare, e le mani tremano talmente forte che non so come fermarle.  A un certo punto mi trovo costretta a fermarmi perché non ho più fiato.

Riprovo una seconda volta con lo stesso risultato.

Chiamo a raccolta tutte le ultime foze e ci riprovo una terza volta. Lo voglio fortemente, e anche se con uno sforzo che per me in quel momento é sovrumano, ce la faccio. Le mie mani restano aggrappate l'una all'altra, tremanti, ma finalmente sono congiunte. Dico finalmente una preghiera che mi viene direttamente dal cuore, e questo mi fa sentire già meglio.

Alla fine però sono stremata. Oltretutto per assurdo che sia, sento il braccio sinistro che funziona più del destro, e che trema meno dello stesso. Strano... io non sono mancina... 

A un certo punto mi sembra di avere sete...  Arriva un medico totalmente imbacuccato: divisa verde, camice protettivo giallo, guanti, doppia mascherina e occhiali protettivi.

"Ora ti inietto un farmaco, é come il dafalgan" mi dice, e poco dopo all'altezza del collo, dove é fissata una piccola sonda, sento qualcosa di freddo entrarmi in circolo. Lo lascio fare, e gli lascio aggiornare la mia cartella prima di richiamare la sua attenzione.

"Ho sete..." gli dico, ma devo ripeterlo perchè la mia voce é debole. A malapena la sento io, figuriamoci lui che ho su la maschera. Pure lui mi dice che sono costantemente idratata da un sondino, e poi sparisce. Penso che non c'é nulla da fare... le labbra mi fanno malissimo... ci passo la lingua e con orrore scopro che sono interamente screpolate...

E fu proprio per questo che il medico si aggiudicò il nome di "L'Uomo dell'Acqua".

Proprio perché poco dopo essersene andato mentre io cercavo di attirare l'attenzione di qualche altro medico per chiedere da bere, lui tornò sempre tutto imbacuccato con un bicchiere in mano, e qualcosa che sembrava un piccolo bastoncino, come quelli che si usano per mettersi l'ombretto, non più lungo di un fiammifero, tutto nero, con all'estremità qualcosa di piccolo, buffo e rosa fluo che da lontano non riuscivo a capire cosa fosse.

L'Uomo Dell'Acqua intinse il bastoncino nel bicchiere pieno d'acqua, a sorpresa mi alzò la maschera d'ossigeno lasciandomela almeno sul naso per respirare, e mi passò quella che risultò essere una spugnetta sulle labbra, e a me sembrò di rinascere. Poi la intinse nuovamente nel bicchiere, e mi disse di aprire la bocca e lui mi diede da bere con quella spugnetta che sarà stata lunga 3mm e alta e profonda 1mm. Sentii l'acqua anche se poca, rinfrescarmi, e mai mi parve così buona. Provai a deglutire e... di nuovo l'inferno!

Mi sembrò di mandare giù un'infinità di puntine da tanto che mi bruciò la gola. L'Uomo Dell'Acqua intanto aveva intinto nuovamente la spugnetta e me la stava porgendo, e siccome avevo una sete tremenda bevvi ancora, e così per altre 5 o 6 spugnette. Poi l'Uomo Dell'Acqua mi disse che per ora dovevo fermarmi, perché ero stata intubata a lungo e non potevo sforzare troppo, e che così era già tanto, ma che era un'ottima cosa il fatto di bere e deglutire, per una che era stara intubata 8 giorni...

Il signor Giovanni intanto non la smetteva di tossire, e di emettere suoni raccapriccianti che mi facevano paura. Anche ChiunqueFosse alla mia destra emetteva una tosse tremenda.

Io normalmente non sono ipocondriaca, ma già il fatto di aver preso il Coronavirus, mi aveva cambiata parecchio su alcuni modi di pensare, per cui sperai con tutto il cuore di non prendere qualche altra malattia, dal momento che da entrambi i lati, l'unica cosa che ci divideva era una mezza tenda blu.

Quando poi iniziai a tossire forte mi prese il terrore che le mie paure si fossero avverate e avessi preso la malattia che faceva tossire in modo così penoso i miei due vicini. In seguito scoprii che l'acqua bevuta mi faceva tossire mica male. Forse per il deglutire, o forse perché dopo 8 giorni di intubazione non si é più abituati a bere acqua, non so... mi son sempre dimenticata di chiedere...

Ma in quel momento però non lo sapevo, e quindi mi salì il panico. Sapevo che questa volta non mi sarebbe bastato respirare lentamente, e poi di colpo i pensieri negativi arrivarono tutti assieme come un tornado:

- Tossivo come i miei vicini, forse avevo preso qualcosa da loro
- Non sapevo se la mia sorellina J stesse bene
- Non sapevo se le amiche che avevo visto ultimamente stessero bene
- Non sapevo se la mia sorellina era in grado di occuparsi dei miei coniglietti
- Non sapevo se i miei genitori erano informati su come stavo
- Avevo il coronavirus

Avevo bisogno che qualcuno mi stesse vicino in quel momento, ma i medici continuavano a correre dal Signor Giovanni... 

Entrò una ragazza a un certo punto. Totalmente bardata, ma dai capelli e dai tratti degli occhi si capiva che era asiatica. Riuscii non so come ad attirare la sua attenzione, e lei si avvicinò. Le chiesi per favore di tenermi un attimo la mano, che questo mi avrebbe calmata.

"Oh..." disse solo mentre mi prendeva una mano e la stringeva tra le sue. Bastò quello, e sentii la calma tornare... Respirai più profondamente e le paure se ne andarono... poi la ragazza mi salutò e se ne andò.  Dopo qualche ora tornò la sete, così riuscii ad attirare l'attenzione di un medico, e gli chiesi gentilmente (e aimé anche testualmente). "Per favore, mi puoi mandare l'Uomo Dell'Acqua?" Dovevo essere davvero stata sedata per bene per dire una cosa simile, infatti anche il medico sgranò gli occhi come se fossi totalmente impazzita e ripeté: "LUomo Dell'Acqua? E chi diavolo é?"

Notai che lanciò uno sguardo al monitor coi parametri posizionato dietro di me per vedere forse che fosse tutto normale, e io non stavo vaneggiando. Non riuscii a spiegarglielo perché facevo davvero farica a parlare a causa della reaspirazione e mi stancai subito. Così il medico andò a cercare L'Uomo Dell'Acqua, e quando lo trovò e capì il perché di questo nome, lo sentii sghignazzare come non mai.

E così il nome gli rimase addosso per il resto della giornata. Però almeno l'Uomo dell'Acqua arrivò, e mi aiutò a bere ancora un po' scatenando un nuovo attacco di tosse e una nuova paura di aver preso qualche altra malattia".

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