COMO - Da alcune ore (in pratica dalla mezzanotte) gli svizzeri possono tornare in Italia, nonostante i viaggi siano sconsigliati. Ma non possono fare la spesa: senza ipocrisie, si può dire che molti attendevano il via libera. Se festeggiano finalmente coloro che hanno amici o parenti dall’altra parte del confine, chi desiderava andare per negozi aspetta.
E in Italia si chiedono come mai. Non le manda a dire, per esempio, parlando a Espansionetv Claudio Casartelli, presidente della Confesercenti comasca. “Non mi sembra che in Italia ci sia una situazione diversa dalla Svizzera, mi sembra più una volontà di proteggere la loro economia e gli acquisti in casa loro”. E aggiunge: “Nei nostri mercati esiste una situazione di assoluta sicurezza, in tutta la nostra rete di distribuzione, dall’ingrosso fino al dettaglio, i protocolli per il contenimento del contagio sono osservati con grande attenzione; per noi non ci sono altre motivazioni che questa: mi sembra solo una forma di protezionismo verso i loro consumi. Ci auguriamo che gli amici ticinesi conservino i loro acquisti per quando potranno venire in Italia”.
Dal canto suo Giovanni Ciceri, presidente della Confcommercio di Como ritiene che “bisogna che (gli svizzeri, ndr) ci spieghino perché non possono venire a fare acquisti da noi. Da parte nostra ci attiveremo per capire cosa stia succedendo, speriamo che gli svizzeri tornino sui loro passi”. Invoca interventi diplomatici.
Che si tratti di una misura di protezione lo ammette anche Laura Regazzoni, segretaria dell’Associazione consumatori della Svizzera italiana (ACSI), al Cdt. “Diciamo che il divieto è una sorta di strano protezionismo. Capisco le discussioni su questo tema, è comprensibile. Eppure, in questo momento, i piccoli commerci, i nostri negozi, hanno bisogno come non mai del sostegno della clientela ticinese”.