PONTE CHIASSO - Continua il malcontento a causa del tampone obbligatorio richiesto dall'Italia per accedere alla vicina Penisola. I commercianti speravano nella green card, ovvero in un certificato che permettesse agli svizzeri (e non solo) di passare la dogana a chi è vaccinato, guarito dal Covid o provvisto di tampone negativo. Invece, vale solo il tampone negativo.
E in Italia stanno andando meno ticinesi del previsto.
"Draghi aveva scelto la linea del rischio calcolato, una linea che anche la Svizzera sta applicando molto bene. Speranza, invece, ha scelto un approccio più prudenziale. Ma è un approccio che non tiene conto della ripresa economica e sociale. E che non rende giustizia agli sforzi della campagna vaccinale, da una parte e dall’altra del confine. Il tutto, come dicevo, ha creato confusione e disorientamento", ha detto al CdT Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’Associazione italiana comuni di frontiera.
La confusione ha fatto sì che molti chiedessero lumi proprio a commercianti, estetiste e parrucchieri italiani: le domande erano tutte uguali, "possiamo venire?". Per Mastromarino, bisognerebbe agire diversamente almeno per la fascia di confine.
"La clientela ticinese non si può permettere di fare un tampone ogni due giorni per venire in Italia a fare shopping o la spesa. Fondamentalmente, dunque, non è cambiato niente", si è lamentato invece un commerciante di Ponte Chiasso, che si chiede "perché 70mila frontalieri entrano tutti i giorni in Ticino senza che nessuno li guardi e un migliaio di cittadini ticinesi non può venire in Italia per prendersi un caffè all’esterno dei bar?".
Nel comune di confine sarebbero pronti a scendere in piazza.
In Italia, consci della difficoltà di passare il confine, si sono alzati anche i prezzi del carburante, consapevoli che gli italiani non possono venire in Ticino. O meglio, hanno la possibilità di farlo ma per rientrare in patria dovrebbero mostrare un tampone negativo.