CHIASSO – Non è un’aria buona quella che si respira, lavorativamente parlando, alla Segreteria di Stato della Migrazione. Anzi, il clima di lavoro descritto ai microfoni di Ticinonews da un operatore di un centro asilanti pare tutt’altro che sereno. “Le minacce di morte – racconta l’operatore sono all’ordine del giorno e questo è stato segnalato alla SEM in più occasioni”. Il dipendente ha deciso di rivolgersi alla stampa “perché la situazione è diventata insostenibile. Se prima le aggressioni riguardavano solo richiedenti l’asilo, ora queste coinvolgono anche il personale”. E attenzione, perché “siamo stati minacciati anche delle armi bianche”, prosegue nel racconto.
Lo stato d’animo dei dipendenti è per tutti (o quasi) lo stesso. “In tanti abbiamo paura di recarci al lavoro. Non vengono nemmeno tutelate donne e bambine, frequentemente molestate da alcuni richiedenti”. Alla violenza vera e propria non si è ancora arrivati, “ma la paura è quella che sia solo questione di tempo”, specifica l’operatore al portale.
E ancora: “Gli asilanti di cui parlo conoscono bene il sistema e hanno un passato criminale alle spalle. Qui la polizia interviene quasi quotidianamente, mentre non si contano ormai più i soccorsi di pompieri e ambulanza”.
Ticinonews ha chiesto di replicare alla SEM, che ha fornito alcuni dati per inquadrare il contesto. “Più persone vivono insieme, maggiore è la possibilità che nascano conflitti. In Ticino, nel 2022, ci sono state 105 segnalazioni di aggressione (9 al mese), mentre 24 quelle che hanno richiesto l’intervento della polizia”. Numeri che crescono considerando la prima parte del 2023 con 59 aggressioni totali (11 al mese) e 17 interventi di polizia.
Numeri che hanno portato anche all’aumento della sicurezza interna nei centri federali d’asilo. A Chiasso, per esempio, “è stato aumentato il pattugliamento esterno da parte degli agenti di sicurezza”.