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Economia
11.01.18 - 09:300
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Canetta, "l'insidia sta nel titolo, che chiede di non pagare una tassa". Bühler e Quadri, "se siete così convinti, perché avete paura?"

Primo acceso dibattito televisivo sul tema, a TeleTicino, con ospite anche Lombardi. Il direttore della RSI ha sottolineato la chiusura certa e la perdita dei posti di lavoro, per il leghista "nessuno si è scandalizzato per altri licenziamenti", per il democentrista "è una bugia"

MELIDE – Dopo le polemiche dei Verdi, che accusavano due dei principali fautori del sì a No Billag, ovvero Alain Bühler e Lorenzo Quadri, di non voler andare a difendere la loro idea, sostenendo che non c’erano temi a favore della loro posizione, ecco il democentrista e il leghista a TeleTicino. I fautori dell’abolizione del canone andranno, hanno deciso, ai dibattiti televisivi (dunque, anche sulla RSI) ma non a quelli dei partiti.

Ieri sera si è partiti in campo “neutro”, se così si può dire, perché TeleTicino,  non è a rischio scomparsa in caso di vittoria del sì ma beneficia comunque del canone. A “I conti in tasca” di Alfonso Tuor,  ospite anche Maurizio Canetta, direttore dell’emittente di Comano. Egli ha iniziato parlando del gradimento del pubblico per la RSI,  e in Svizzera in generale per la SSR. L’insidia maggiore, a suo modo di vedere, sta nel titolo. “In pratica si dice loro di scegliere se non pagare una tassa, e in un periodo come questo, può essere allettante. Ma è uno specchietto per le allodole”.

Alain Bühler per contro gli ribatte che molti non guardano più la RSI: La SSR è un dinosauro che non vuole riconoscere di essere preistoria. La tecnologia ha fatto passi da giganti e le frequenze presto saranno inutili”. E lo scopo dell’iniziativa è “ridare la libertà al cittadino in ambito mediatico”. Fa inoltre notare che c’era un controprogetto con un canone a 200 franchi, il quale avrebbe potuto cambiare le sorti del voto, e non è stato accettato. Lorenzo Quadri ha ricordato come il canone sarà, se rimarrà, abbassato a365 franchi e questo comunque grazie a No Billag: col compromesso dei 200 franchi, forse avrebbe accettato di pagarlo.

“Ma non toccava a noi”, ribatte Canetta, convinto che la RSI non potrà sopravivvere all’eventuale perdita del 75% degli introiti, fattore contestato da Bühler: “la Svizzera è un paese innovativo, dire che la RSI chiude è una bugia”.

Per Filippo Lombardi, che con il gruppo TiMedia ha ovviamente interesse nel tema, il sistema attuale è già frutto di un compromesso. “I canone SSR viene ripartito sulle regioni, è una collaborazione tra pubblico e privato, che va affinata, ma è un sistema di partecipazione di tutti, e funziona. Per questo, reputo questa iniziativa "anti-Svizzera". Gli iniziativisti sono spinti anche da chi ha interessi pubblicitari e non mi piace”.

Comunque vada, dovrà esserci un cambiamento, punto su cui tutti concordano. "Indipendentemente dal risultato, la SSR - che è una televisione di Stato - dovrà reinventarsi: è rimasto a un modello di 80 anni fa, mentre ora siamo nell’era del digitale”, ha affermato Quadri. “Nessuno vieta di finanziare, in caso di vottia del sì, i singoli programmi, per esempio.  Grazie a tutti i finanziamenti, la realtà RSI si è gonfiata, e non tutto è servizio pubblico. Io ritengo si possa applicare il concetto stesso di servizio pubblico anche vivendo di soli abbonati”.

Canetta ha spiegato che è comunque necessario aprirsi di più al digitale.

Poi si sono affrontati due temi spinosi: la connotazione politica e i posti di lavoro. Il leghista ha affermato di non volere una tv né di destra né di sinistra ma imparziale, Lombardi ha sostenuto che “"essere di sinistra" è un problema del giornalismo in generale e non solo della SSR”, Canetta ha negato che non si dia spazio alla Lega.

E ha sottolineato come, votando sì, con un colpo di spugna si cancellerebbero le persone che oggi lavorano per la RSI, le loro competenze. Quadri lo ha rimbeccato facendo notare i posti di lavoro persi negli ultimi mesi, “per cui nessuno si è scandalizzati”.

Infine, i due fautori del sì si sono chiesti: “se la RSI è così sicura della sua posizione, perché teme questa votazione?”.

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