Politica
04.12.17 - 12:450
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
Bühler è cauto, "gli equilibri possono ancora cambiare". Ma attacca, "il terrorismo della SSR non fa presa sulla popolazione"
La principale voce di NoBillag in Ticino commenta i risultati del sondaggio. "La libertà non trova una sua collocazione in ambito mediatico, nella libera Svizzera i cittadini subiscono una coercizione mediatica. E per i fautori del servizio pubblico quello è l'unico giornalismo di qualità"
BELLINZONA - Il 57% degli interpellati (che però non comprendono, come ha fatto notare Maurizio Canetta, in modo inspiegabile i ticinesi e gli over 65) di un sondaggio sarebbe favorevole a No Billag. Un dato sorprendente, visto che anche per gli iniziativisti spesso pensare di far passare il sì è difficile.
Abbiamo chiesto alla principale voce ticinese a sostegno dell'iniziativa un commento sul sondaggio. Alain Bühler, invitando a votare sì, ha scritto un duro post su Facebook, dove attacca ancora la RSI e la SSR in genere.
"Il 57% degli svizzeri ci da oggi ragione, ma è un dato effimero perché gli equilibri cambieranno da qui al 4 marzo", frena, poi attacca. "Una cosa è però certa, il terrorismo targato SSR/RSI non fa presa nella popolazione. La libertà, elemento che sta alla base di No Billag, è un valore che purtroppo non trova ancora una sua collocazione in ambito mediatico. Nella libera Svizzera i cittadini subiscono ancora una coercizione mediatica essendo, in primis, chiamati a pagare una tassa di ricezione per in servizio che magari non vogliono fruire e perché Governo e establishment seguitano a voler imporre loro i media di Stato. Quelli che secondo i fautori del servizio pubblico, sono gli unici a offrire "giornalismo di qualità".
"Anche in ambito mediatico la libertà è assolutamente carente. Il mercato mediatico e pubblicitario svizzero è fortemente distorto dalla presenza del colosso SSR, un costrutto ibrido pubblico/privato che non smette di crescere e fagocitare fette di mercato lasciando ai privati le briciole", termina.
C'è da sottolineare che la maggior parte delle persone interpellate nel sondaggio, oltre a ritenersi soddisfatte, o almeno moderatamente, dei programmi della tv pubblica, e vogliono combattere dunque solamente il canone in sé. A loro volta, sono convinti che la SSR sopravviverebbe senza la cosiddetta Billag, quindi non hanno nessuna intenzione di far smettere di esistere la televisione pubblica.
Nei fatti, che cosa comporterebbe esattamente un mercato diverso da quello attuale, senza il canone, è difficile da valutare. Ci si troverebbe in una situazione mai vista, che contribuisce probabilmente al clima di incertezza e dunque di forte contrapposizione tra fautori del sì e del no.