ROMA - Il tax free di 70 euro non punta ai ticinesi bensì ai turisti stranieri, in particolar modo ai cinesi, che in questo modo saranno incoraggiati a fare più acquisti in Italia. Sebbene siano molti i residenti in Ticino che si recano nelle zone di confine per comprare beni alimentari e di consumo di vario genere, la loro quota è assolutamente minoritaria, il 5-6% (e si parla di svizzeri in generale, non per forza di ticinesi) e non sono quindi l'obiettivo della riforma. Lo ha spiegato alla RSI Stefano Rizzi, managing director, ossia amministratore delegato di Global Blue Italia.
L'Italia ha voluto adeguarsi in materia di rimborso IVA alla frontiera ad altre realtà come la Spagna, che già avevano una soglia decisamente più bassa, passando dai 154 euro attuali ai 70 a partire da inizio febbraio.
"Il turista straniero non dovrà più rinunciare al tax free per gli acquisti di 80, 90 o 120 euro. Pensiamo ai cinesi, i cui tour in Europa erano così importanti fino al 2019, prima del Covid-19. Per cultura questi turisti hanno l’abitudine di portare a casa cinque, sei, sette piccoli regali, ma succedeva che facessero questi acquisti in altri Paesi europei perché in Italia la soglia del tax free era più alta”, spiega Rizzi.
A suo avviso, si tratta di un investimento, che porterà grandi possibilità soprattutto al settore artigianale, molto presente in alcune zone italiane, "posso fare l’esempio delle lavorazioni in cuoio, penso a quegli oggetti, come portafogli e cinture, il cui prezzo non arriva a 154 euro” e a commerci locali come le farmacie.
Se in Ticino si è pensato a una strategia per attrarre ancor di più il turismo degli acquisti, per Rizzi la misura è ben altro. Gli acquisti ticinesi, insomma, sono ben poca cosa, paragonati a quelli dei turisti, veri destinatari della novità.