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Economia
06.03.23 - 09:200

Con la parità tra franco e euro, i ticinesi vanno in Italia. Ma l'inflazione...

Il volume del turismo degli acquisti verso l'Italia è tornato ai livello pre-pandemia, come nel 2019, stimato in circa 500 milioni di franchi all'anno. I prezzi in Svizzera però sono aumentati meno per cui andare oltre confine conviene meno

BELLINZONA - La parità tra franco e euro e il prezzo della benzina (senza dimenticare la crisi economica) spingono i ticinesi a andare oltre confine per i loro acquisti, tanto che questo tipo di turismo è tornato sui livelli del 2019. 

Addirittura, stando a dei numeri riportati dal portavoce di Migros Ticino, Luca Corti, il volume di acquisti dei ticinesi in Italia sarebbe del 15%, 500 milioni all'anno, il che corrisponde a una perdita di 1000 posti di lavoro nel commercio al dettaglio.

Cifre che, dopo il buon periodo degli acquisti a chilometro zero della pandemia, potrebbero spaventare. A dare una mano al Ticino però ci pensa l'inflazione italiana. "L’inflazione in Italia - molto più alta di quella registrata in Svizzera - ci ha dato una mano. Il consumatore si è accorto che i prezzi oltreconfine sono lievitati di molto nell’ultimo anno. Facendo un confronto, quindi, i ticinesi probabilmente si sono resi conto che la spesa in Italia non è necessariamente più conveniente", fa notare il presidente dell’Associazione dei grandi distributori ticinesi (DISTI) Enzo Lucibello. I prezzi in Svizzera sono saliti ma meno rispetto ad altre zone europee, Italia compresa, per cui il vantaggio di andare oltre confine si è ridotto.

 

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