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Politica
15.03.17 - 15:000
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

"L'aggressore di Tamagni ha pagato il suo debito. Semmai cambiamo la legge", "ma io non mi farei fare un prelievo di sangue da un assassino"

Sulla bacheca Facebook di Jessica Bottinelli, come di molti altri, infuria la polemica sul caso dell'aggressore di Tamagni assunto al Civico. "L'alternativa qual è, la disoccupazione perenne?"

LUGANO - La notizia, confermata dall'EOC, che uno degli aggressori di Damiano Tamagni, il giovane ucciso al Carnevale di Locarno nel 2008, lavori al Civico, ha scaldato gli animi in rete. La discussione verteva soprattutto sulla domanda se sia corretto far lavorare chi ha avuto un ruolo, seppur non di primo piano, in un omicidio, nel settore pubblico e in particolare a contatto con dei malati. La co-cordinatrice dei Verdi, Jessica Bottinelli, in mattinata ha affrontato il tema sulla sua bacheca Facebook. ¨ "Da ieri ne sto leggendo di tutti i colori su Facebok per l'assunzione di uno degli aggressori di Damiano Tamagni al Civico. Chiaramente ognuno dice la sua e la corsa è a chi la spara più grossa. La persona in questione ha subito una condanna, l'ha scontata e ora ha ripagato il suo debito con la società. Se il periodo di incarcerazione vi sembra troppo corto, se la giustizia vi sembra troppo lassista, invece di fare i leoni da tastiera fate qualcosa. Prendete in mano il codice penale e dateci un'occhiata, informatevi su come si possono cambiare le cose (referendum? Iniziativa?), sicuramente sbraitando da dietro una scrivania nulla cambierà mai in questo mondo imperfetto. Ma soprattutto prendete esempio dalle uniche persone che avrebbero diritto di parlare, i famigliari, e osservate il loro silenzio". Un intervento duro, che in diversi hanno apprezzato e commentato. "Condanna scontata o meno questo ha commesso un crimine. Certo tutti meritano una seconda chance ma altri la meritano di più", dice qualcuno, a cui Bottinelli replica "purtroppo, o per fortuna, non secondo la legge. Lui ha il diritto di essere assunto. Io non discuto se sia giusto o meno, dico che è un fatto quindi P inutile gridare allo scandalo. Piuttosto agiamo per cambiare le cose che non ci piacciono di questa società". "Un assistente di cura è una di quelle professioni legate alla vita. Il suo reato è legato alla vita. Per me sono due cose incompatibili. E mi darebbe fastidio essere ricoverata (quindi in stato di bisogno estremo e magari non cosciente) e farmi fare un prelievo da un assassino. è un po' come mettere un pedofilo a fare il maestro di asilo nido. Non avrei nessun problema se facesse che ne so, l'impiegato all'ufficio AVS", ha scritto un altro utente. E un altro ancora gli dà man forte: "C'è reato e reato. Non parliamo di eccesso di velocità o di furto. Neanch'io vorrei avere a che fare con chi ha commesso o è stato coinvolto con un omicidio. Un giovane che ha fatto l'enorme salto tra il dire e il fare, ho grossi dubbi che abbia ricevuto in carcere un trattamento rieducativo. Sarebbe stato meglio fargli fare il boscaiolo. Aria pura, sforzi fisici, alta concentrazione, e soprattutto distanza di sicurezza da chi è inerme". Invece altri, fra cui Corrado Mordasini, propendono per la possibilità di far lavorare questa persona, anche in ambito ospedaliero. "L'alternativa qual è? Costringere un ex carcerato alla disoccupazione perenne? È come spingerlo di nuovo a delinquere. E chi paga? Di nuovo noi. A volte un po' più di cervello e un po' meno di pancia farebbe bene". Un'altra Verde, Melitta Jalkanen, sostanzialmente concorda. "L'argomento è se una persona che ha fatto una scemata con gravissime conseguenze potrà mai avere i diritti del cittadino. Non conosco il caso, non conosco le persone, ma secondo me ognuno di noi ha fatto delle grandissime scemate, ma - magari per fortuna - non ci sono stati danni gravi. Se la persona è malata, un pedofilo, un caso irreversibile, è un conto. Ma se è una persona come te e me, che ha fatto una scemata ... Chissà, magari ha imparato da questa orribile esperienza. Magari è diventata una persona di grande umanità, più saggia e empatica della media nazionale. Esperienze traumatiche possono cambiare una persona. O perlomeno farle aprire gli occhi e il cuore. Rifiutiamo a priori questa possibilità? È una condanna a vita?". Domande che non avranno mai una risposta certa, tra perdono, vendetta, rancore, dolore e nuove opportunità, ma ne avranno migliaia a dipendenza della sensibilità e dei valori di ognuno.
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