BELLINZONA – Tutti dovrebbero guadagnare più o meno uguale. Un’idea comunista? No, sono idee che risalgono al pensiero di un economista filosofo tedesco, Karl Eugen Dühring di fine 800, primi ‘900. A condividerle c’è la deputata socialista Lisa Bosia Mirra.
“Semplicemente considero che ogni lavoro ha un’utilità sociale”, ci spiega, quando le chiediamo una motivazione della sua convinzione.
E prosegue: “Se è vero che senza i chirurghi le persone muoiono è altrettanto vero che abbiamo bisogno di spazzini per non affondare nei rifiuti che produciamo. Abbiamo bisogno di chi produce, tesse, cuce e ci vende i vestiti, di chi produce, trasforma, trasporta e ci vende gli alimenti. Ogni lavoro è importante e il fatto di poter studiare, di avere l’intelligenza, una famiglia che ti sostiene e che non ti chiede di essere subito produttivo sono fattori circostanziali”.
Non è una sua idea, precisa. Ci porta la teoria di Dühring. “In sostanza chiedeva di fissare un prezzo unico per ogni tipo di merce che corrispondesse alle spese medie di produzione, e prevedeva che, per la determinazione del valore e del prezzo, i cosiddetti “costi di produzione” avrebbero determinato la stima della quantità necessaria di lavoro. Per conseguenza in un contesto di socializzazione del lavoro i salari dovevano essere più o menò equivalenti. Al massimo Dühring prevedeva una “moderata dotazione supplementare “ (incentivo oggi, meritocrazia) per il consumo a quei lavoratori che si distinguevano particolarmente per le loro capacità”.
Perché, secondo Bosia Mirra, “la nostra società valorizza il lavoro intellettuale monetizzandolo mentre il lavoro manuale è considerato molto meno importante (con alcune eccezioni). Ma per far una casa ci vogliono ingegneri e muratori. E per far funzionare una sala chirurgica ci vuole chi opera ma anche chi pulisce alla fine”.
A suo avviso, “il salario minimo va un po’ in quella direzione”.