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14.12.20 - 16:100

Borradori: "Fermiamoci, subito. Mercatini compresi. Come possiamo continuare nella corsa agli acquisti mentre i cimiteri si riempiono?"

Il sindaco di Lugano concorda con la dichiarazione di Angela Merkel, la quale ha detto che "la tutela della vita è sacra, non ha prezzo e viene prima di ogni cosa". "Di responsabilità si parlerà più avanti"

di Andrea Leoni

LUGANO - “Così non si può andare avanti: bisogna fermarsi subito”. Marco Borradori non è rimasto insensibile alle notizie e agli appelli degli ultimi giorni, a livello internazionale, nazionale e cantonale. Il lockdown decretato da Angela Merkel in Germania, le prese di posizione degli ospedali svizzeri e della Conferenza dei direttori dei Dipartimenti della sanità, gli ennesimi campanelli d’allarme suonati dai principali attori del sistema sanitario ticinese. A questo si aggiungono i numeri sempre più inquietanti della seconda ondata pandemica nel nostro Cantone, a cominciare dall’elevato e costante numero delle vittime e dagli ospedali ormai ridotti a pentole a pressione. Non da ultimo anche le foto del weekend in Piazza della Riforma, hanno pesato sulle riflessioni che il sindaco espone in questa intervista a Liberatv.

Cosa propone, sindaco Borradori?
“Innanzitutto occorre fare una premessa importante. Quanto avvenuto in Romandia ci dimostra che oggi stiamo pagando a caro prezzo il fatto di non essere intervenuti preventivamente, nel mese di novembre, quando la seconda ondata era ormai un dato di fatto e si sarebbe ancora potuto salvare il periodo natalizio. E questo nonostante gli appelli ad agire da parte del mondo sanitario ticinese. Una chiusura subito dopo la settimana dei morti sarebbe stata certamente meno dolorosa anche dal profilo economico, sia per gli esercenti, sia per i commercianti. Purtroppo, ancora una volta, ha prevalso una certa presunzione nei confronti del virus. Invece che essere pragmatici, si è stati dogmatici, aggrappandosi testardamente a una promessa che non poteva essere mantenuta. E il motto “no lockdown” è naufragato contro l’evidenza dei numeri”.

Il suo sembra un j’accuse al Governo.
“Sono consapevole, anche per esperienza diretta, dell’enorme difficoltà e pressione che grava su chi siede in questo momento in un Esecutivo. Non è il momento di addossare le colpe a qualcuno. Mi limito a descrivere quella che mi sembra un’oggettiva ricostruzione dei fatti. Non ha senso, in questo contesto funereo e di emergenza sanitaria, alimentare polemiche tra istituzioni. È il momento di agire e di salvare il salvabile. Terminata la crisi ci sarà tempo e modo per un’analisi critica”.

Insisto: se siamo di nuovo nel pieno di un’emergenza, pur avendo tutto il tempo di organizzarsi, di qualcuno la colpa sarà pure.
“Guardi, allora mettiamola così: se siamo arrivati a questo punto ognuno porta in capo delle responsabilità, a seconda del potere decisionale che gli compete. Dal Consiglio Federale, al Consiglio di Stato, fino ai Municipi dei comuni e alla società civile”.

A Lugano avete sbagliato ad autorizzare i mercatini?
“I mercatini sono un facile bersaglio, me ne rendo conto. Ma guardando le foto che tanto hanno fatto discutere, è evidente come il problema lo abbia creato la Piazza e non le bancarelle. È sotto gli occhi di tutti che qualcosa non ha funzionato e, come Municipio, ce ne assumiamo la responsabilità. Però…”.

Però?
“Però il problema sta a monte. È chiaro che se si tengono i commerci, i bar e i ristoranti aperti, inevitabilmente la gente si ammassa in centro Città. O una cosa si può fare o non si può fare. Le mezze misure creano solo una grande confusione che diventa difficile da gestire e da far comprendere alle persone. Non nego che i mercatini possano aver contribuito ad attirare un po’ di persone in Città, ma parliamo di una minima parte, rispetto alle folle richiamate dai commerci e dagli esercizi pubblici aperti durante il giorno. Il problema è esattamente questo: le autorità non possono da un lato dire ai cittadini di stare il più possibile a casa, e di limitare al minimo i contatti sociali, e poi dall’altro tenere tutto aperto come se nulla fosse o quasi. Che appellarsi alla sola responsabilità individuale fosse insufficiente, dovevamo già averlo ben capito dopo la prima ondata. E oggi purtroppo lo constatiamo di nuovo”.

Lei cosa propone?
“Personalmente ho molto apprezzato il discorso di Angela Merkel in Parlamento e il coraggio con il quale ha decretato un secondo lockdown in pieno periodo natalizio, pur avendo una situazione epidemiologica nettamente migliore a quella della Svizzera. La Cancelliera ci ha ricordato un concetto banale ma che forse anche in Ticino stavamo tristemente perdendo di vista: la tutela della vita è sacra, non ha prezzo e viene prima di ogni cosa. Soprattutto con la prospettiva imminente di un vaccino. Non tenerne conto, anche nel nostro Cantone, sarebbe immorale. Così come è immorale continuare ad ignorare lo stress abnorme a cui sono sottoposti medici e infermieri nelle nostre strutture sanitarie, per curare i pazienti Covid e non Covid. Ecco questo è un altro punto importante che mi sta a cuore: tutti i malati hanno diritto a ricevere cure di qualità, ma se l’intero sistema deve fronteggiare un’onda pandemica troppo alta, ecco che a rimetterci sono gli altri pazienti. Se pensiamo che in Ticino due interi ospedali si occupano solo di Covid, forse ci rendiamo conto della gravità della situazione”.

Cosa fare concretamente?
“Così non si può andare avanti: bisogna fermarsi subito. Non foss’altro che per rispetto e solidarietà nei confronti delle vittime, delle loro famiglie e dei curanti. Come possiamo continuare nella corsa agli acquisti e agli aperitivi, mentre dentro gli ospedali stanno vivendo l’inferno e i cimiteri si riempiono? Dietro a questa epidemia ci sono persone che stanno male, che soffocano. Persone che muoiono. E oggi altri 8 morti…. Anche nel nostro cimitero la situazione è al limite. Non vorrei ricevere ancora una volta la telefonata da parte del Cantone per creare un'area di deposito delle bare, come avvenuto durante la prima ondata! Quindi, concretamente, facciamo come ha fatto la Romandia o la signora Merkel, senza attendere Berna o un ulteriore aggravamento della situazione. Non c’è da inventare nulla”.

Quindi chiudere anche i mercatini di Lugano?
“Ovviamente”

E come la mettiamo con gli ulteriori danni economici che subirebbero commerci e ed esercizi pubblici?
“La mia impressione è che queste mezze misure, siano messe in atto anche per evitare di risarcire determinati settori economici, come invece sarebbe giusto e doveroso. Mi delude che in un Paese benestante come la Svizzera si facciano questi conti. Molti commercianti ed esercenti mi hanno detto: meglio chiudere del tutto con aiuti certi, piuttosto che continuare con questa incertezza e con piccole restrizioni ogni tre per due che però incidono pesantemente sulla cifra d’affari. La Confederazione da questo punto di vista ha dato una risposta del tutto insufficiente e il Cantone deve pretendere che si faccia di più e in fretta. Ma la priorità, in questo momento è salvare vite e proteggere il sistema sanitario, come ha detto il presidente dei Commercianti di Lugano Rupen Nacaroglu. Dichiarazione che condivido pienamente e che dimostrano che all’interno del mondo economico c'è coscienza del dramma che stiamo vivendo”.

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