BERNA - Un milione di persone che hanno già lasciato l'Ucraina verso lo spazio Schengen. Con ogni probabilità esse aumenteranno ancora e ancora nel corso dei prossimi giorni e delle prossime settimane. Dove andranno? Cosa può fare la Svizzera? Il nostro Paese si è detto disponibile a accogliere civili in arrivo dall'Ucraina. Per ora si parla di un anno, comunque prolungabile. Lisa Bosia Mirra lancia l'allarme, chiedendosi se si è pronti a farsi carico di loro per anni. Anche Più Donne si interroga sul tema e chiede al Governo come intende muoversi.
Le parole di Keller-Sutter
"La Svizzera è pronta ad accogliere le persone provenienti dall'Ucraina che hanno bisogno di protezione. Per concedere protezione quanto prima e senza ostacoli burocratici ai cittadini ucraini in fuga", aveva detto Karin Keller Sutter nel corso dell'incontro dei ministri degli interni degli Stati Schengen. Aveva manifestato l'intenzione di sottoporre una pertinente proposta al Consiglio federale. Inoltre, le autorità svizzere di controllo alla frontiera hanno ricevuto l'istruzione di permettere di entrare in Svizzera anche ai cittadini ucraini che nel singolo caso non adempiono le condizioni (p. es. passaporto biometrico). (leggi qui)
Cosa intende fare Berna
Ieri è arrivata una comunicazione da parte del Consiglio Federale. Al momento, i cittadini ucraini "possono entrare senza visto e soggiornare liberamente per 90 giorni come in tutto lo spazio Schengen. Il Consiglio federale sta cercando il modo di offrire loro protezione anche allo scadere dei 90 giorni, senza troppe lungaggini burocratiche".
Ecco ciò a cui si è pensato: "Il diritto svizzero dispone di vari strumenti adatti allo scopo; il Consiglio federale li ha esaminati, optando per l’introduzione dello statuto di protezione S, previsto dalla legge sull’asilo: è possibile accordare provvisoriamente protezione a persone esposte a un pericolo generale grave, in particolare durante una guerra. Si tratta di uno strumento nato negli anni Novanta dalle esperienze maturate alla luce delle guerre nell’ex-Jugoslavia allo scopo di sgravare il sistema d’asilo. Grazie allo statuto di protezione, i profughi ucraini riceverebbero il permesso S, con un diritto di soggiorno di un anno, prorogabile, e la possibilità di chiedere il ricongiungimento familiare. Questo statuto sgrava il sistema d’asilo, in quanto garantisce l’operatività consueta e consente di continuare a destinare risorse sufficienti alle procedure ordinarie di richiedenti provenienti da altri Paesi. Inoltre, equivale per molti versi allo statuto adottato dalla maggioranza degli Stati membri dell’UE".
Ma non solo: "Il Consiglio federale propone qualche ritocco dello statuto S, ad esempio riguardo alla libertà di viaggiare o all’attività lucrativa, per renderlo equivalente a quello conferito ai profughi ucraini dagli Stati membri dell’UE. Questo permetterebbe alle persone protette di viaggiare nello spazio Schengen anche una volta trascorsi 90 giorni e di esercitare un’attività lucrativa dopo appena un mese. Chi riceve lo statuto di protezione sarà alloggiato direttamente nei Cantoni, anche in abitazioni private. I Cantoni riceveranno dalla Confederazione una somma forfettaria a copertura delle spese per l’alloggio, l’assicurazione malattia obbligatoria e l’assistenza diretta. Se il Consiglio federale non sospende la protezione temporanea entro cinque anni, i titolari dello statuto S otterranno un permesso B".
In Svizzera ci si dovrebbe preparare a accogliere circa 2'400 persone nelle prossime, massimo, due settimane, il cui 5% sarà destinato al Ticino. Arriveranno su treni e su bus, assegnati al nostro Cantone dalla Confederazione. Stando a La Regione, la Sezione del militare e della protezione della popolazione e l’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati (Dipartimento sanità e socialità), per il tramite della Sezione degli enti locali, hanno scritto ai comuni.
"La Protezione civile sta effettuando le prime analisi per garantire l’accoglienza e l’assistenza dei profughi identificando possibili strutture protette per gestire temporaneamente le persone bisognose di protezione in attesa di un’attribuzione definitiva", si legge.
L'attacco di Bosia Mirra: "Arriveranno anche tossici, persone mentalmente instabili, invalidi, delinquenti, papponi, truffatori, ladri. Io sono pronta, voi?"
Lisa Bosia Mirra è una figura nota nel campo degli aiuti umanitari e del sostegno ai profughi. Nei giorni scorsi, tramite i social si era interrogata sulla opportunità di inviare denaro anzichè beni come abiti e medicamenti in Ucraina.
Ora torna a lanciare una domanda, provocatoria quanto si vuole: "Vi voglio tutti altrettanto solidali quando i rifugiati ucraini avranno bisogno di case, di mandare i bambini a scuola e di cure mediche. Scusate il cinismo ma se fatichiamo ad accettare i rifugiati attuali, che rappresentano meno dell’1% della popolazione, come sarà quando saranno il 3-4%?", scrive
"Mi auguro davvero che questa splendida ondata di empatia e solidarietà duri nel tempo ma temo che si scioglierà come neve al sole di fronte al primo scippo, alla prima rissa. Sento già: “rimandiamoli a casa loro”. Scusatemi, lo so che dico cose spiacevoli ma forse tenere presente la realtà, e cioè che accogliere 30-40’000 rifugiati significa mettersi a disposizione per i prossimi dieci anni e non dieci giorni, aiuta loro e aiuta noi a non cadere in illusioni che non aiutano nessuno. È lapalissiano ma dalla guerra scappano uomini donne e bambini, famiglie per bene, ma anche tossici, persone mentalmente instabili, invalidi, delinquenti, papponi, truffatori, ladri. Io sono pronta, nel momento di accogliere non mi sono mai posta il problema di chi fosse quello che aveva bisogno di aiuto e voi? Siete pronti?".
Merlo: "Chi può ospitare i profughi?"
Tamara Merlo di Più donne si china su aspetti pratici, in una interpellanza al Governo. "Tante persone si stanno mobilitando per dare una mano a profughi della guerra in Ucraina.
Ci sono varie iniziative, anche tramite piattaforme online, per annunciarsi e mettere a disposizione un alloggio", scrive. "Molte cittadine e cittadini sollecitano gli uffici comunali per avere informazioni al riguardo. Sarebbe molto utile poter fornire indicazioni sia ai Comuni sia alla popolazione che vuole generosamente partecipare, aiutando nella crisi umanitaria".
E chiede "a quali condizioni i privati cittadini possono offrire alloggio e accoglienza".
Vuole inoltre sapere se "si sta pensando anche ai bambini, che sono i più bisognosi. Che cosa si intende fare per la loro scolarità?".