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26.05.22 - 16:000

I frontalieri in telelavoro "vanno regolarizzati"

Cristina Maderni e Sabrina Gendotti interrogano il Governo tra fiscalità e problemi di traffico

BELLINZONA – "Durante la crisi sanitaria il telelavoro è stato uno strumento molto efficace, consigliato e nella fase acuta addirittura imposto dalle autorità. Per permettere alle aziende con personale frontaliere di continuare la loro attività senza ulteriori difficoltà, Svizzera e Italia hanno trovato in tempi rapidi soluzioni intelligenti ed efficaci (come peraltro è stato il caso anche con gli altri Stati confinanti) nella gestione degli effetti giuridici dovuti all’introduzione del telelavoro". Inizia così l'interrogazione che Cristina Maderni e Sabrina Gendotti hanno inoltrato al Consiglio di Stato.

"L’Accordo amichevole in materia fiscale – si legge nell'atto parlamentare – e l’applicazione flessibile della soglia del 25% per l’assoggettamento alle assicurazioni sociali hanno introdotto regimi straordinari che hanno aiutato la nostra regione ad affrontare questo difficile momento permettendo di evitare effetti giuridici indesiderati, anche se le persone hanno di fatto lavorato in modo continuativo in Italia. Ora, fortunatamente, la crisi sanitaria sembrerebbe agli sgoccioli. Ciò significa un prossimo ritorno ai regimi normali nei settori sopramenzionati e quindi il ritorno ai limiti imposti dalle rispettive normative fiscali e assicurative. Tali limiti prevedono che un lavoratore frontaliere che dovesse lavorare in Italia verrebbe imposto fiscalmente in Italia anche per un solo giorno lavorativo ivi trascorso. Per contro in materia di assicurazioni sociali è prevista una soglia del 25%, oltrepassata la quale il lavoratore sarebbe assoggettato agli istituti previdenziali italiani. I due ambiti sono quindi regolati in modo differente, per lo stesso lavoratore che svolge la medesima attività".

E ancora: "Il telelavoro praticato in questi mesi, oltre ad aver permesso la continuazione dell’attività economica, ha contribuito a ridurre, almeno parzialmente, il traffico e il relativo carico ambientale. Anche per questa ragione, con l’appoggio delle associazioni locali, il Consiglio di Stato ha chiesto alla Confederazione di ricercare con la Francia una soluzione durevole per il telelavoro dei frontalieri che vada oltre i periodi di crisi.
Concretamente è stato chiesto di discutere dell’introduzione di limiti soglia al di sotto dei quali il telelavoro non comporta conseguenze sulla fiscalità dei lavoratori frontalieri francesi. Sulla scorta di quanto sopra gli interroganti ritengono che sarebbe opportuno procedere analogamente pure in Ticino, nel senso di introdurre dei livelli soglia anche in ambito fiscale, simili a quelli già in vigore per le assicurazioni sociali, in modo da permettere alle aziende ticinesi di disporre di parametri chiari e univoci in tutti gli ambiti rilevanti".

"È infatti importante che gli aspetti fiscali e assicurativi siano regolati analogamente. Solo in tal modo il telelavoro parziale potrebbe essere davvero utilizzato quale strumento efficace anche per contribuire a risolvere i citati problemi di viabilità. Gli interroganti sono consapevoli che l’introduzione di tali limiti soglia dovrebbe avvenire nell’ambito di un’intesa internazionale tra Svizzera ed Italia".

Alla luce di quanto esposto, ecco le domande sottoposte al Governo:

1. Ritiene che la possibilità di telelavoro parziale (1 giorno alla settimana) dei frontalieri potrebbe contribuire a risolvere i problemi di traffico tra Chiasso e Lugano?

2. Considera che affinché il telelavoro parziale sia davvero considerato uno strumento utilizzabile, gli ambiti fiscali e assicurativi vadano parificati, nel senso di introdurre valori soglia anche a livello fiscale?

3. È disposto ad intervenire presso le autorità federali, come ha fatto il Consiglio di Stato di Ginevra, affinché la Confederazione ricerchi in tempi rapidi con l’Italia una soluzione durevole per il telelavoro parziale dei frontalieri nel senso di introdurre un limite (1 giorno alla settimana) entro il quale il telelavoro non comporta conseguenze sulla fiscalità dei lavoratori frontalieri italiani?

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