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14.03.24 - 14:470

Tra voti e sorteggio: "L'elezione di magistrati e PP deve essere 'politica'. Ma per l'imparzialità..."

Morisoli e Galeazzi tornano sulla spinosa questione della scelta dei vertici del terzo potere, proponendo un sistema che mischi una selezione dei candidati da parte dei partiti, una valutazione degli esperti, l'opinione del plenum e la sorte

BELLINZONA - Sia la sorte a decidere i prossimi giudici e procuratori, non prima però di una selezione effettuata dal Gran Consiglio. La nomina, avvenuta la settimana scorsa, di Losa e Camponovo, quali nuovi PP (leggi qui), ha scatenato una serie di polemiche (che hanno portato anche a importanti frizioni interne alla Lega, vedasi le dimissioni inoltrate e poi ritirate dal ruolo di capogruppo di Bignasca e quelle da vice di Aldi, leggi qui). Si è riparlato, per l'ennesima volta, di far scegliere chi si deve occupare di giustizia al popolo. I democentristi Sergio Morisoli e Tiziano Galeazzi, in una mozione, propongono un sistema di elezione che unisca politica, selezione ed anche... sorte.

"Nel nostro sistema democratico tutto è politica, ed è bene che sia così e che rimanga così, sennò cadremmo in una tecnocrazia e qui i confini dell’agire arbitrario sono difficili da prevedere. Veniamo all’oggi, anche se alla fine ci fossero in lizza per un posto tre o quattro tra migliori potenziali PP o Giudici del Ticino, alla fine il GC deciderebbe, e lo farebbe comunque politicamente e partiticamente: chi ha più seggi o chi si allea per averne di più vincerebbe", ragionano i due. Dunque, "inutile cercare una soluzione per escludere la scelta politica, va invece percorsa una via per contenere le possibili perversioni della scelta politica, e far diventare la scelta politica una scelta di prestigio e non un male con il quale bisogna convivere nello scontento generale".

"La competenza data dalla Costituzione per la nomina dei vertici del terzo potere è del Gran Consiglio, ed è giusto che rimanga così. Il legislativo rappresenta il popolo che vota", proseguono.

Serve quindi "una possibile via, non necessariamente l’unica, che potrebbe ridare attrattività, rappresentatività, legittimità e soprattutto imparzialità alle massime cariche del potere giudiziario". Morisoli e Galeazzi riprendono quindi "una proposta 'vecchia' ma innovativa" e la trasformano, presentandola formalmente, in mozione.

"Tutti i partiti selezionano e propongono il loro candidato/i a seconda dei posti liberi", inizia così la procedura. Poi "la commissione di esperti esterni li valuta tutti e scarta chi non è adatto, e la commissione del Gran Consiglio propone al Plenum del Gran Consiglio stesso la lista". A quel punto, si vota su ogni singolo nome, per accettarli formalmente. Chi non ottiene nemmeno un voto viene escluso.

Poi, "il Gran Consiglio in un secondo turno nomina sempre, con voto segreto, per ogni posto libero chi prosegue la gara; solo i primi tre passano al sorteggio", che viene organizzato dal Legislativo stesso, il quale poi nomina definitivamente il prescelto.

"In questo modo, più o meno simile per alcuni secoli, veniva nominato il Doge di Venezia (allora potenza mondiale per 700 anni); unico modo funzionante ed equo per tenere in pace le grandi Famiglie e i Lobbisti. Se funzionava lì… Tra l’altro, il successore di Giuda Iscariota, san Mattia, per completare il numero di 12 apostoli fu tirato a sorte vincendo contro Barsaba", continuano i democentristi nel loro testo, concludendo che "la sorte potrebbe sanare e fare molto bene all’imparzialità e alla professionalità della giustizia".

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