di Francesca Amaddeo*
Il 16 dicembre 2022, il Parlamento svizzero ha approvato la proposta presentata dal Consiglio federale di introdurre l’aliquota minima globale definita in sede OCSE. La misura che, ricordiamo, prevede l’imposizione dei grandi gruppi di imprese multinazionali, con turnover superiore ai 750 milioni di euro, almeno all’aliquota del 15% a livello globale tramite l’applicazione di un complesso sistema di principi sarà introdotta tramite una modifica costituzionale e da un’ordinanza transitoria.
La proposta presentata dal Consiglio federale, infatti, di introdurre la misura GloBE (acronimo di Global Base Anti-Erosion Rule) secondo una serie di tappe si è articolata nell’arco del 2022.
A gennaio è stata annunciata, come detto, la volontà di aderire al Pilastro 2 delineato dall’OCSE. Nel mese di marzo è stato pubblicato l’avamprogetto del Decreto federale recante la bozza di modifica della Costituzione federale tramite l’introduzione di un articolo,129a, contenente i principi atti a consentire l’introduzione sia dell’aliquota minima globale sia di quella che sarà la tassazione dell’economia digitale secondo l’altro Pilastro OCSE, il primo.
La norma costituzionale consente di applicare un’imposizione particolare ai grandi gruppi di imprese, anche derogando ai principi cardine posti a tutela del sistema fiscale svizzero, tra cui quelli della capacità contributiva, della generalità e dell’uniformità dell’imposizione (art.127 cpv. 2 Cost.). È inoltre previsto l’inserimento di una norma transitoria all’art. 197 n. 15 nella Costituzione federale, in modo da consentire al Consiglio federale di procedere all’applicazione dell’aliquota minima tramite un’ordinanza transitoria di applicazione, in attesa di una legge federale che verrà poi approvata dal Parlamento.
La via intrapresa dalla Svizzera prevede l’introduzione di un’imposta federale integrativa, cd. domestic top-up tax approach, con la quale essa potrà procedere a tassare le unità del gruppo laddove la soglia del 15% non sia raggiunta. Questo succederà laddove il Cantone di sede abbia un’aliquota effettiva inferiore a detta soglia (ad esempio Zugo, Svitto, ma anche Vaud e Ginevra, per citarne alcuni). La peculiarità di tale approccio è quella di consentire alla Svizzera di trattenere entro i propri confini l’imposta ulteriore, evitando di rinunciare a questi introiti finanziari in favore di Stati terzi. Dalle stime effettuate, benché ancora approssimative, l’introduzione dell’aliquota minima globale porterà tra 1 e 2,5 miliardi di franchi in più in termini di gettito fiscale.
L’imposta integrativa che verrà introdotta avrà la forma di imposta federale diretta. Sotto la “vigilanza” dell’Amministrazione federale delle contribuzioni, il prelievo spetterà tuttavia ai Cantoni, i quali potranno trattenere presso le proprie casse il 75% di quanto riscosso, lasciando, invece, il restante 25% alla Confederazione. Queste entrate supplementari per i Cantoni interessati rientreranno nel calcolo della perequazione finanziaria.
Ora la parola spetta al Popolo e ai Cantoni, i quali si esprimeranno sulla modifica costituzionale verosimilmente il 18 giugno 2023.
È di questi giorni la notizia che anche l’Unione Europea ha adottato una Direttiva atta ad implementare la GloBE sul territorio degli Stati membri, nonostante lo strenuo rifiuto di Ungheria e Polonia, che sembrerebbero aver ceduto.
Contrariamente alle aspettative, l’introduzione della misura per le multinazionali è sempre più vicina e la si aspetta per l’inizio del 2024. Nuove sfide attendono la concorrenza fiscale!
* avv. dr. Docente-ricercatrice Centro competenze tributarie della SUPSI