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Il Blog di Don Gianfranco
09.04.22 - 16:150

Don Gianfranco: "Quando il TG mostrò gli orrori della guerra, l’anziana signora cominciò a piangere…"

"Ho sentito un fremito nel cuore. Quella cara vecchietta, inconsapevolmente, mi stava riportando al mistero stesso della croce di Gesù... "

di Don Gianfranco Feliciani *

Può sembrare strana e contraddittoria la festa della “Domenica delle Palme” che precede la solennità di Pasqua. Possiamo infatti chiederci: che senso ha celebrare l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme se questo sfocerà nel dramma della sconfitta e della morte in croce?

Anche la lettura della Passione durante la Messa (quest’anno nella versione di Luca) sembra in netto contrasto con il grido festoso degli “Osanna” che acclamano Gesù re e messia. In verità il contrasto è solo apparente perché i due aspetti del mistero si collegano intimamente.

L’ingresso solenne nella città santa provocherà la decisione della condanna a morte di Gesù da parte delle autorità ebraiche, ma sarà proprio questa morte accettata per amore a rivelare la regalità messianica di Gesù. Egli mostra il suo potere non colpendo e castigando i nemici, ma perdonandoli; non procurando loro la morte, ma lasciandosi Lui crocifiggere. Se questa è la verità essenziale del cristianesimo, allora la fede nel Figlio di Dio crocifisso per amore non può che esprimersi dentro un atteggiamento senza fine fatto di sorpresa, anche di smarrimento, e poi di stupore, di commozione e di gratitudine. Insomma, non ci si può “abituare” alla croce!

Padre Pio da Pietrelcina, il santo frate stigmatizzato del Gargano, sovente durante la Messa – memoria viva di Gesù crocifisso e risorto – piangeva a dirotto. Alla naturale domanda della gente: “Padre, ma perché piange?”, lui rispondeva stupito: “Ma io non so come fate voi a non piangere! Ma non capite quanto ci ama amore il Signore? E non capite che soffre per la nostra cattiveria e i nostri peccati?”. Piange chi soffre nel corpo o nell’anima, ma piange pure chi, anche se non è toccato dalla sofferenza, partecipa intimamente al dolore della persona che ama.

In questi giorni ho fatto visita ad una signora anziana e malata che non esce mai di casa. Stava guardando la televisione e mi sono seduto accanto a lei per seguire il notiziario. Quando cominciarono a scorrere le immagini degli orrori della guerra in Ucraina l’anziana signora si mise a piangere. Ho sentito un fremito nel cuore. Quella cara vecchietta, inconsapevolmente, mi stava riportando al mistero stesso della croce di Gesù... “Alla vista della città di Gerusalemme, Gesù pianse su di essa” (Luca 19,41).

Piangere non è semplicemente un gesto umano, umanissimo, ma… divino! Perché piangere per amore, rispondendo all’odio e alla violenza con la pietà e la compassione, è segno di una forza sovrumana che sa di mistero. Una forza così è segno di vittoria e di Risurrezione! In questi giorni della Settimana Santa, saremo capaci di piangere per gli innumerevoli “crocifissi” del nostro tempo, che prolungano in mezzo a noi la passione e la morte di Gesù?

* arciprete di Chiasso

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