di don Gianfranco Feliciani*
La signora scoppia in un pianto dirotto. Le lacrime scendono abbondanti, compromettendo il trucco dei suoi occhi. Si vergogna di piangere e chiede scusa più volte.
Cerco di rassicurarla ma non è facile trovare le parole. Le offro un fazzoletto di carta. Ci vuole qualche minuto prima che si plachi. Sono momenti interminabili. Finalmente ritrova la parola: “Da molto tempo il sole non splende più nella mia vita. Sono sola, ho divorziato da mio marito e mio figlio ora si trova in una comunità per tossicodipendenti. A volte vorrei morire, ma devo vivere per mio figlio, capisce? Non ha che me”.
Un nodo alla gola mi impedisce di parlare. Le dono una coroncina del rosario. Mi sembra quasi di essere un po’ buffo, ma lei mi ringrazia, abbozzando un sorriso e dando un bacio al crocifisso.
È una delle tante storie di dolore e di solitudine di questa nostra società godereccia e disperata. Storie che si consumano fra le pareti domestiche dei nostri appartamenti, e spesso
contrassegnate dalla più totale indifferenza.
Mi chiedo cosa rappresenterà l’imminente Natale per questa donna. Forse… soltanto una sofferenza in più! Ma allora che senso può avere l’augurio di Buon Natale che così facilmente ci scambiamo in questi giorni? Non rischia di diventare un’espressione scontata, banale e perfino ipocrita?
Apriamo il Vangelo: “Ma l’angelo disse loro: Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Luca 2,10-12). Tutto il cristianesimo è riassunto in questo annuncio: Dio si è fatto uomo, è diventato un bambino, perché ad ogni creatura giunga la gioia della salvezza. Ma Gesù oggi ha bisogno di noi!
Insegna madre Teresa di Calcutta alla luce del Vangelo: “Gesù è l’affamato che sfamo. Gesù è l’ignudo che rivesto. Gesù è il senza tetto che accolgo. Gesù è il malato che assisto. Gesù è l’abbandonato che proteggo. Gesù è l’indifeso che aiuto. Gesù è il mendicante che accolgo. Gesù è il depresso che consolo”.
Augurare Buon Natale significa farci carico delle sofferenze del fratello e della sorella che incontriamo.