di don Gianfranco Feliciani*
Un barcone con circa 180 disperati a bordo, il 24 febbraio scorso, è naufragato al largo di Crotone, a 100 metri dalla costa. 67 le vittime, fra le quali numerose donne con i loro bambini. Nella ricostruzione del tragico naufragio, insieme ai poveri annegati, è venuto però a galla anche un inquietante interrogativo che reclama prepotentemente una risposta da parte di qualcuno: perché il barcone non è stato subito soccorso dai mezzi navali italiani quando questi erano in condizioni di farlo?
Le risposte ufficiali suonano più o meno così: “Chi doveva uscire in mare è uscito, ma il mare era grosso e dunque è rientrato… Era partita un’operazione di polizia e non di soccorso… Dall’alto non sembrava una navigazione in situazione di pericolo…”. Ci domandiamo sconcertati: ma possibile che nessuno si è accorto che quella non era una nave da crociera, ma una carretta del mare che trasportava dei disperati e che avevano il diritto di essere soccorsi?
A dir poco vergognoso il commento dei politici: “Quelle madri non dovrebbero mettere in pericolo la vita dei loro figli avventurandosi in rischi così grandi”. Ma scherziamo? Devono essere proprio i politici ad insegnare a quelle povere madri qual è il vero amore materno? Ma come fanno i politici a non capire che quei figli sono condannati e braccati in regimi spietati, e che perfino una carretta del mare può rappresentare una speranza di salvezza per delle madri disperate? E ancora si è detto: “Bisogna bloccare i trafficanti e gli scafisti che approfittano della situazione e bisogna vincere il problema alla radice, ossia impedire le partenze”.
Ma chi ragiona in questo modo o è un ignorante (ed è scusato), o è un cinico (e non gli importa niente degli altri). E a chi ricopre una carica politica non è consentito né di essere ignorante, né tanto meno cinico... La verità è che quando la disperazione giunge al colmo – provi chiunque a vivere in certi Paesi come l’Afghanistan o l’Iran! – le persone cercheranno sempre in tutti i modi delle vie di fuga, anche i modi più disperati.
Morale della tragedia? Adesso le vittime diventano colpevoli! Non mi viene in mente nient’altro… Solo il titolo di un celebre film con Benigni e Troisi: “Non ci resta che piangere!”. Ma davvero!
*arciprete di Chiasso