Anche questa settimana purtroppo la nostra sintesi dell'Economia con Amalia non può prescindere dalle notizie che arrivano sul fronte dei prezzi. In Germania, Francia e Italia anche nel mese di maggio sono stati registrati tassi di inflazione record (7.9%, 5.2% e 6.8%). Nell'Unione Europea (UE) l'aumento dei prezzi ha raggiunto l'8.8%. Difficilmente la Banca Centrale Europea (BCE) potrà andare avanti con decisioni caute come quella annunciata qualche tempo fa di aumentare il tasso di riferimento dello 0.25%; la politica monetaria restrittiva dovrà essere più coraggiosa. Probabilmente dovrà seguire la strategia messa in atto dalla Banca Centrale degli Stati Uniti (FED) che ha deciso il rialzo degli interessi di ben 75 punti base.
Era dal 1994 che non si vedeva un aumento così grande. Ora il tasso di riferimento è 1.5%-1.75%, mentre si stima che potrebbe salire oltre al 3% entro la fine dell'anno. Anche un altro dato fa credere che l'Unione Europea presto dovrà prendere provvedimenti più seri: l'andamento dell'indice dei prezzi alla produzione che registra in aprile un aumento del 37.2%. Se i prezzi dei beni quando escono dalla "fabbrica" aumentano così tanto abbiamo solo due possibilità: o saranno ribaltati sui prezzi finali (e quindi aumenterà l'inflazione) oppure le aziende che non lo faranno presto o tardi potrebbero fallire. In ogni caso si prospetta una situazione negativa. A titolo di paragone negli Stati Uniti l'indice dei prezzi alla produzione in maggio è aumentato "solo" del 10.8%, mostrando addirittura una riduzione rispetto al mese precedente. Infine, c'è un'altra tensione tra i Paesi dell'Unione Europea: la Banca Centrale ha dovuto convocare una riunione d'emergenza per definire un piano anti-spread (ricordiamo che lo spread è la differenza tra il tasso di interesse sulle obbligazioni di Stato con scadenza a 10 anni tra due nazioni, quella in analisi e quella che paga di meno, di solito nell'UE la Germania). Dopo l'annuncio della BCE dell'interruzione dell'acquisto di obbligazioni delle nazioni europee, il tasso di interesse sui titoli italiani è arrivato a toccare il 4.15%, un tasso superiore a quello tedesco di ben 2.5 punti percentuali. La colpa non sta nella BCE, quanto nel livello elevatissimo del debito pubblico italiano che continua a crescere (oramai ben oltre il 150% del PIL; a titolo di paragone la Svizzera è attorno al 30%). Nonostante ciò per mantenere la pace tra i Paesi membri è necessario intervenire.
E di intervento non proprio leale, anzi di truffa, è stato accusato Elon Musk da Keith Johnson. Il Sig. Johnson è un investitore in Dogecoin, criptovaluta il cui valore è stato influenzato fortemente dalle dichiarazioni del proprietario di Tesla e SpaceX. E proprio contro Musk, Tesla e Spacex l'investitore ha depositato la sua denuncia in cui sostiene di essere stato vittima di uno schema piramidale il cui scopo era quello di far salire il valore della moneta virtuale attraverso dichiarazioni come quelle fatte da Musk per poi farlo crollare. Johnson chiede un risarcimento di 258 miliardi di dollari: 86 miliardi per compensare le perdite subite da chi ha investito in questa criptovaluta e 172 miliardi di danni. E chissà se chiederanno un risarcimento danni anche i dipendenti di SpaceX che sono stati licenziati qualche ora fa perché hanno sottoscritto una lettera in cui si definiva l'atteggiamento, i comportamenti e le dichiarazioni dello stesso Elon Musk come fonte di imbarazzo per l'azienda, la sua missione e i suoi valori. Certo è invece il fatto che il risarcimento non potranno richiederlo gli investitori in Bitcoin, prima e più famosa criptovaluta, che in queste ore registra il suo valore minimo dal 2020. In effetti, il prezzo è sceso sotto i 20 mila dollari (ca. 19'4000 franchi), perdendo circa 10 mila dollari da inizio mese (ricordiamo che il valore alla fine del 2021 era di quasi 70 mila dollari, ca. 68 mila franchi). Quindi anche i Bitcoin non sono risparmiati dalla crisi che tocca il settore: il mese scorso avevamo parlato del crollo della blockchain Terra e recentemente abbiamo letto della decisione di sospendere per un certo periodo i prelievi di criptovalute Celsius. Insomma, la politica monetaria restrittiva delle banche centrali che aumentano i tassi di interesse sulle attività di investimento "normali" unita alla possibile crisi economica stanno mettendo in serio pericolo l'esistenza stessa delle criptovalute. Speriamo che questa crisi virtuale non si trasferisca nel mondo economico reale.
Mondo economico reale di cui si sono occupate questa settimana le previsioni economiche della Segreteria di Stato dell'economia (SECO). La prima buona notizia è che il Prodotto Interno Lordo (PIL) svizzero dovrebbe aumentare anche quest'anno del 2.6%. Anche se le aspettative sono peggiorate a causa delle conseguenze di questa maledetta guerra, dell'inflazione che non sembra ridursi, dei ritardi nelle catene di approvvigionamento e dei possibili nuovi lockdown in Cina, la situazione è relativamente buona. I consumi privati, gli investimenti in macchinari e beni strumentali, come pure le esportazioni sembrano tenere. Dato il miglioramento economico il ruolo dello Stato e della spesa pubblica sarà meno incisivo. In difficoltà invece appare il settore delle costruzioni per cui si prevede una riduzione dell'1.9% che potrebbe essere maggiore data la decisione della Banca Nazionale Svizzera di aumentare il tasso di interesse di riferimento (oggetto del nostro articolo settimanale). L'effetto di questa crescita è positivo sulla disoccupazione che dovrebbe ridursi al 2.1%. Tasto dolente, anche in Svizzera, il tasso di inflazione che però la SECO prevede sì in aumento, ma sopportabile e al 2.5%.
E proprio per evitare che questo aumento dei prezzi sia ingestibile e causi conseguenze economiche e sociali pericolose, la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha deciso a sorpresa di aumentare il tasso di interesse di riferimento di ben 0.5%. Di questo e delle sperate conseguenze positive abbiamo parlato nel nostro articolo Le banche centrali aumentano i tassi di interesse: perché?