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05.10.22 - 10:510

Brenno Martignoni: Whitney Houston, “The Voice” al femminile

A un decennio dalla morte sono ancora molti gli interrogativi: baratri interiori, pressioni psicologiche. Costretta ad apparire quella che, in realtà, non era. E il suo indimenticabile “I will always love you”, felice inno alla vita

di Brenno Martignoni Polti

 

Fuoriclasse. Pregnante. A fare la storia. Nella musica. In assoluto. Whitney Elizabeth Houston. Come Frank Sinatra. Anche lei. “The Voice”. Autorevole suggello. Giunto da Oprah Winfrey. Conduttrice e attrice statunitense. Di grande carisma. Non a caso. Regina di tutti i media. Ci aveva azzeccato. E non poco. Whitney Houston. Timbri irripetibili. Acciaio inossidabile. Al femminile. Negli anni ottanta, in vetta alle classifiche internazionali. Fino al crollo. Sabato 11 febbraio 2012. Esanime. A 48 anni. Nella vasca. In una stanza del Beverly Hilton di Los Angeles. Probabilmente. Malore da stupefacenti. È trascorso un decennio. Le domande sono ancora lì. Tanti, gli interrogativi. Sul male oscuro. Baratri interiori. Pressioni psicologiche. Costretta ad apparire quella che, in realtà, non era. L’ amore per l’assistente e amica Robyn Crawford. Tenuto nascosto. A svelarlo, Robyn stessa. Nel 2019. Con il libro. “A song for you: my life with Whitney Houston”. Un legame lungo un ventennio. Dall’incontro del 1980. A 18 anni. In un campeggio estivo nel New Jersey. Inseparabili fino al 1999. Nonostante la contrarietà di mamma Cissy Houston. Convinta che “non era naturale che due donne fossero così vicine". In un’intervista con Oprah Winfrey. Quando la figlia già non c’era più, ha confessato che le "avrebbe dato assolutamente fastidio se Whitney fosse stata gay" e l'avrebbe "presa a schiaffi". Whitney e il comparire. Incastonata negli stereotipi. Rigidi doveri verso il pubblico. Suo malgrado. Andatile stretti da sempre. Cicatrici di corpo e di anima. In strepitosa carriera. Farcita di primati. Cinema. Album. Singoli. A ruba. Migliaia di copie vendute. Di contrappasso. Un privato dissimulato. Non suo. Sul palco, era la star Whitney Houston. Spenti i riflettori, la fragile Whitney. Vittima di ansie e depressioni. Ostaggio di insani consumi. A sfuggire verità vere. Gabbie dorate. Su più fronti. Il tutto, forse, racchiuso in una frase. Sua. Sibillina. “A nessuno piace essere scelto. Nessuno.” Ovunque. Assediata dalle apparenze. In manie di perfezione. Fin dall’infanzia. Afroamericana. In borghesia cattolica. I conflitti con la famiglia. Le relazioni tossiche. Un matrimonio di 14 anni. In salita. Con Bobby Brown. “Anni felici”. Stando a lui. In un'intervista di maggio 2012. Senza contraddittorio. Whitney, morta da tre mesi. Molti, invece, ad accusarlo della caduta della moglie artista. Una spirale famigliare che, nel 2015, si prenderà anche la figlia. Bobbi Kristina. Come la mamma. Stesso epilogo. In stato di incoscienza. In bagno. Si spegnerà in pochi mesi. Per il decennale. Toccante il ricordo di Kevin Costner. Sul red carpet dello SAG Award 2022. Insieme, nella pellicola del 1992. Guardia del corpo. “Quando i film funzionano al meglio, riescono a regalarci dei momenti e delle immagini che non dimenticheremo mai. Non credo che riusciremo mai a dimenticare il momento in cui è uscita quella piccola canzone, che grazie a lei è letteralmente esplosa.” Pura energia. Selvaggia. Da spezzare catene. Felice inno alla vita. Sulle ali della libertà.

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