di Brenno Martignoni Polti
Grande. Da Oscar. Anche se mai conseguito. Paulette Goddard. Nome d'arte di Pauline Marion Levy. Nata a Whitestone Landing. Long Island. Stato di New York. Il 3 giugno 1910. Non ancora ventenne, nel 1929, approda a Hollywood con la madre. Forte di un contratto con gli studi di Hal Roach. Di quel periodo, tanti piccoli ruoli in varie pellicole. Specie, cortometraggi. Fianco a fianco. Di Stan Laurel. Di Oliver Hardy. L’affermazione, grazie, soprattutto, a tre punti di riferimento emblematici. Coincisi con altrettanti topici incontri. Anzitutto, nel 1932, Charles Chaplin. Con lui, un intenso sodalizio artistico e sentimentale di otto anni. Condividendone, da protagonista, i due successi chiave. “Tempi moderni” (1936). Memorabile. La scena finale. Mano nella mano, lungo la strada che si apre tra gli sconfinati spazi, a dispetto di un mondo in trasformazione. “Il grande dittatore” (1940). Suggello internazionale. Tanto dall’essere concretamente in corsa per il ruolo di Rossella O’Hara in “Via col vento”. Anche se, per un soffio, ad avere la meglio, fu Vivien Leigh. Fu però con Fred Astaire in “Follie di jazz”. Musical del 1941. Tale passaggio alla Paramount Picture, la allontanò da Chaplin. La separazione professionale, fu seguita da quella nella vita. A quanto pare, con divorzio, pronunciato in Messico, nel 1942. Chaplin raccontava pubblicamente di avere sposato Goddard in Cina, nel 1936. Invece, agli amici e alla famiglia, diceva che non erano mai stati veramente marito e moglie. L’attrice frequentò anche il compositore George Gershwin. Il secondo momento miliare della carriera artistica di Paulette Goddard.
Jean Renoir. “Il diario di una cameriera” del 1946. Interpretato con Burgess Meredith, suo terzo marito. Colui che avrebbe poi impersonato Mickey Goldmill, nella saga cinematografica di Rocky. Terza tappa significativa. Alexander Korda. “Un marito ideale” (1947). Dall'omonima commedia di Oscar Wilde. Film, peraltro discreto, ultima opera del regista. Korda, infatti, nel 1956, fu stroncato da crisi cardiaca. Paulette Goddard decise così l’addio allo star system. “Ho vissuto a Hollywood il tempo sufficiente per imparare a giocare a tennis e diventare una stella. Tuttavia, non l’ho mai sentito come casa mia.” Infatti, nel 1958, sposa lo scrittore tedesco Erich Maria Remarque. Autore del celeberrimo romanzo. “Niente di nuovo sul fronte occidentale” (1929). E si trasferisce in Europa. Viene ad abitare da noi. A Ronco sopra Ascona. Remarque era reduce da un primo matrimonio negli Stati Uniti. Con la danzatrice tedesca Ilse Jutta Zambona. Alle spalle, aveva pure una burrascosa relazione con Marlene Dietrich. Iniziata al Lido di Venezia. Anni prima erano emersi, finanche, incontri con Greta Garbo. Tanto è vero che la “Divina” pare avere frequentato, in incognito, in sua compagnia, quando già abitava qui, il già cinema Cervo di Bellinzona. Dopo la morte di Remarque. A Locarno. Il 25 settembre 1970. Paulette Goddard, da benestante, dimostrò grandi capacità nel promuovere azioni di sostegno. Negli anni ottanta, ritrovò New York. Curando la presenza a diversi eventi culturali. Accompagnando quotati artisti. Fra cui, Andy Warhol. Operata al seno, l'intervento sembrò riuscito. Ma, per il sopraggiungere di nuove complicazioni, scomparve il 23 aprile 1990. A meno di due mesi dal suo ottantesimo compleanno. Riposa a Ronco. Accanto al marito. E alla madre. “La città più bella del mondo è quella in cui vi sentite felici.” Erich Maria Remarque.