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Turismo e dintorni
31.03.22 - 17:470

Elia Frapolli: "Post pandemia: é il momento di credere nel (buon) turismo"

L'ex direttore di Ticino Turismo: "La ricerca di spazi aperti, di aria pulita a stretto contatto con la natura avrà certamente la meglio sui viaggi di massa"

di Elia Frapolli 

Che impronta ha lasciato la pandemia sul settore turistico? Si tornerà alla normalità o alcuni mutamenti che intravvediamo saranno permanenti? Sono alcune delle domande che negli ultimi tempi mi sono state rivolte più di frequente. L’emergenza sanitaria ha rimescolato le carte in tavola nel nostro settore, a vari livelli. Ci sono stati vincitori e vinti. Il Ticino, unica meta a sud delle Alpi, si è classificato tra i primi. Altre destinazioni come Lucerna e Zurigo, che fino a due anni fa erano i primi della classe in Svizzera, hanno conosciuto un crollo dei pernottamenti. I grandi attrattori sono stati confrontati con una drastica diminuzione delle entrate, mentre le Valli e le attività turistiche lontane dai centri hanno registrato un boom. Lo stesso dicasi per le strutture ricettive: i piccoli hotel e gli alloggi privati, soprattutto se situati in zone discoste, hanno vissuto un interesse crescente.

Un cambiamento epocale, dunque. Un terremoto in grado di smuovere meccanismi e sistemi rodati. Ma è, questo, per forza un male? Come ogni crisi, anche l’emergenza sanitaria ha portato con sé molte opportunità. Soprattutto per quelli che possiamo definire “piccoli player”: chi faceva fatica a profilarsi in un mercato turistico consolidato e che oggi ha l’opportunità di ritagliarsi spazi interessanti. Penso soprattutto alle piccole destinazioni di nicchia che possono offrire quello che oggi i visitatori davvero cercano: autenticità, verità, fascino dell’ignoto.

E allora: quale migliore momento per investire nel turismo se non oggi? La pandemia ci ha permesso di essere in cima alla classifica quasi per caso e abbiamo la possibilità di continuare nella giusta direzione. A patto di investire in modo giusto e mirato. I concetti chiave sono soprattutto due: ricerca di qualità e riscoperta di spazi aperti. L’emergenza sanitaria ci ha fatto ricordare che viaggiare non è qualcosa di scontato. È un privilegio che va vissuto con consapevolezza: magari si tenderà a viaggiare meno, ma con maggiore qualità e attenzione verso ciò che ci circonda. La ricerca di spazi aperti, di aria pulita a stretto contatto con la natura avrà certamente la meglio sui viaggi di massa.

Più che di grossi capitali, in questo momento l’offerta turistica ha bisogno di idee. Di una progettualità che sappia irradiare tutto il territorio, anche le zone più remote. Negli ultimi due anni ho toccato con mano una grande accelerazione degli investimenti. In molti hanno approfittato della pandemia per rinnovare e riposizionarsi per il futuro. Un bellissimo segnale.

Le cifre che hanno sorriso al Ticino non continueranno a crescere per sempre. Alla fine, a uscirne vincitori, saranno coloro che hanno investito. Nel buon turismo.

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