BELLINZONA – Cassis contro l’iniziativa per l’autodeterminazione, l’UDC contro Cassis. Mancano pochi giorni a un voto importante come quello del 25 novembre e un’intervista del Consigliere Federale al Corriere del Ticino ha fatto arrabbiare i democentristi, “le argomentazioni superficiali e le evidenti contraddizioni del ministro degli Affari esteri sono disarmanti. Ci sorprendiamo che esse, smontate pezzo per pezzo, vengano ripetute come un mantra senza arrossire!”.
“Avere una norma costituzionale che apre il vaso di Pandora: perché dobbiamo avere un comportamento autolesionista? Per risolvere quale problema? Non c’è un problema da risolvere”, dice Cassis. Se noi guardiamo da oggi in avanti, quello che i promotori propongono è già de facto realtà. È vero, non è scritto così come da loro richiesto, ma nei fatti è così. E quindi in questo senso verrebbero semplicemente a confermare quanto già accade: la realtà è quella, creiamo la regola. Oggi non stringeremmo nessun trattato internazionale senza che questo sia prima approvato dalla Svizzera. Il vero problema è che l’iniziativa si propone di sanare situazioni del passato che approvando questa proposta dovrebbero d’un colpo essere ridiscusse: si giungerebbe a nuovi negoziati, a disdette. Questo creerebbe una situazione difficile”.
“Il CF Cassis conferma nella sua intervista quanto sosteniamo fin dall'inizio, ossia che nessun Paese al mondo antepone il diritto internazionale alla propria Costituzione. Ciò che figura anche a chiare lettere nei rapporti dello stesso Consiglio federale del 5 marzo 2010 e del 30 marzo 2011. Cassis afferma pure che anche "in Svizzera de facto è così." Se prendessimo per buona la sua dichiarazione non si vede dunque il motivo di combattere l'introduzione del principio dell'autodeterminazione nella Costituzione visto, a suo dire, è già realtà nel nostro Paese”, ribatte l’UDC.
“Afferma che dando la priorità alla Costituzione federale rispetto al diritto internazionale si creerebbe incertezza del diritto, nuocendo di fatto alla piazza economica, quindi alla nostra prosperità e ai nostri rapporti internazionali. Forse Cassis dimentica, in questa sua superficiale analisi, che il benessere e la prosperità del nostro Paese sono il frutto della democrazia diretta. Il sistema svizzero prevede la sovranità del Popolo. Un Popolo che ha sempre dimostrato di essere ben più saggio di alcuni Consiglieri federali e partiti euroturbo. Grazie al Popolo e alla democrazia diretta non abbiamo aderito allo Spazio economico europeo e all'Europa, cosa che, al contrario, era nelle agende politiche dei partiti che oggi combattono l'autodeterminazione”, prosegue la nota firmata da Marchesi e Chiesa.
“Non c’è scritto che cosa esattamente bisognerebbe toccare e gli iniziativisti un giorno sì e uno no cambiano idea. Prendiamo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che all’inizio sembrava essere proprio quella contro cui era indirizzata l’iniziativa. Adesso i promotori hanno fatto marcia indietro, hanno detto: “No no, quella non vogliamo toccarla”. Ma ciò testimonia bene una cosa: l’incertezza. L’incertezza del diritto è il veleno numero uno per la nostra sicurezza e prosperità”, continua Cassis, sulla tanto discussa CEDU. E l’UDC: “il Consigliere federale sa perfettamente che l'UE ha rifiutato di aderire alla CEDU e che Paesi come la Gran Bretagna e la Germania non antepongono le sentenze di Strasburgo alla loro Costituzione. Perché dunque dovrebbe farlo la Svizzera? Se i cittadini decidono per il divieto di costruire dei minareti, perché dovrebbero essere obbligati ad autorizzarli in caso di condanna da parte di Strasburgo? Forse Cassis dimentica pure che, anche lui, quando era deputato in Consiglio nazionale, aveva fortemente criticato l'invadenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, chiedendo un maggior rispetto della sussidiarietà e una maggior considerazione degli ordinamenti nazionali. Queste amnesie sono preoccupanti, forse val la pena rinfrescare la memoria”, citando una sua mozione.
"Lei, se ha un milione di franchi da investire, vuole farlo dove è sicura che valgono certe regole che restano valide per un po' di tempo oppure preferisce farlo in un posto dove domani uno cambia la legge e lei perde il suo milione?", si chiede Ignazio Cassis, in merito all’economia in caso di sì. “Al di là del fatto che Cassis confonde la legge con la Costituzione, questo esempio dimostra le contraddizioni nelle argomentazioni dei contrari. Da un lato si afferma che già oggi la situazione prevede la superiorità della Costituzione, dall'altro si minacciano scenari economici apocalittici se passasse l'iniziativa. Caro Cassis delle due l'una. Nel frattempo non bisognerebbe mancare di sottolineare che i trattati internazionali che la Svizzera ha sottoscritto sotto tutti conformi alla Costituzione, in caso contrario sarebbe uno scandalo inimmaginabile, e che dunque il 26 novembre non accadrà nulla di quanto strumentalmente paventato. Siamo proprio curiosi di conoscere un imprenditore che preferisce rimanere alla mercé dei continui mal di pancia della Commissione europea e del suo Presidente Juncker piuttosto che investire in un Paese dove la democrazia diretta e la stabilità delle istituzioni sono i migliori garanti di condizioni quadro ottimali per fare impresa. Al contrario di quanto afferma il Consigliere federale, che non fa altro che ripetere le argomentazioni dei grandi manager stranieri di Economiesuisse da sempre intolleranti verso il potere del Popolo, la certezza del diritto la si può garantire solo a mezzo della nostra democrazia diretta”.
Cambierebbero i rapporti con l’UE, “creando una percezione di incertezza sull’affidabilità del partner”, per il Ministro, con possibili ripercussioni anche sull’accordo quadro. Ma l’UDC esulta: “Certo che un SÌ il prossimo 25 novembre modificherebbe i nostri rapporti con l'Unione europea. Anzi ce lo auguriamo che sia così. Su questo concordiamo con il Consigliere federale. Un SI il prossimo 25 novembre sventerebbe qualsiasi accordo colonizzatore con l'Unione europea e metterebbe in chiaro che nessuno può prevaricare il volere del Popolo svizzero che si forma nella Costituzione federale a mezzo della maggioranza delle cittadine e dei cittadini svizzeri e dei Cantoni”.
“I rapporti internazionali che oggi abbiamo con l’Unione europea sono stati accolti in votazione popolare più volte, quindi il popolo ha detto chiaramente che tipo di politica europea vuole sinora. L’unica volta in cui ci si è trovati in una situazione poco chiara è stato in seguito all’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Il Parlamento ha risolto il problema in qualche modo, come ha potuto e alla fine contro quella soluzione nessuno ha lanciato un referendum, quindi vuol dire che tutto sommato andava bene così”, continua il liberale, di fatto accusando l’UDC, che aveva lanciato l’iniziativa.
La replica: ”la malafede che ha avvolto l'iniziativa contro l'immigrazione di massa raggiunge l'apoteosi quanto i sabotatori della democrazia diretta si riferiscono al fatto che l'UDC non ha lanciato un referendum sulla legge d'applicazione votata dal Parlamento. Forse questi politici ignorano che l'UDC ha raccolto più di 120'000 firme per la disdetta dell'accordo in solo 6 mesi e che se si fosse attaccato la legge d'applicazione, come loro avrebbero sperato, in caso di vittoria popolare sarebbero stati proprio gli stessi partiti e parlamentari che già una volta hanno calpestato la Costituzione federale a doverla riapplicare. Alcuni di loro dal pulpito hanno pure avuto il coraggio di dire che la Costituzione è diritto secondario. Noi e il Popolo svizzero non ci facciamo fregare due volte!”.
Un altro “battibecco” è sulla sentenza della Corte di Giustizia dell’UE sulle misure contro il dumping salariale in Austria. Sarà una settimana calda.