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17.10.18 - 17:260

Romano distrugge l'iniziativa UDC. "Pericolosa, arrogante, poco democratica e non svizzera"

"La propaganda dei favorevoli parla di tutto tranne che del testo in votazione. Perchè attaccano la Corte sui diritti dell'uomo? Non lo so. E la democrazia diretta..."

BERNA – Marco Romano attacca, su tutti i fronti, l’iniziativa sull’autodeterminazione. La vede pericolosa, non gli piace la propaganda in atto da parte dei favorevoli.

Come mai ha deciso di far parte del Comitato per il no all’autodeterminazione, assieme per esempio a Marina Carobbio e Giovanni Merlini?
“Come membro della Commissione delle Istituzioni Politiche del Nazionale ho trattato e esaminato questa iniziativa. L’abbiamo letta, analizzata, abbiamo sentito professori, giudici, esperti del settore e iniziativisti. Dopo tutti questi approfondimenti sono giunto alla conclusione che l’iniziativa è davvero pericolosa e non porta a nessuna soluzione, motivo per cui, anche guardando al grande marketing dei favorevoli, che non parlano per niente del testo in votazione, mi sono detto che, pur sapendo che chi non vuol leggere il testo mi criticherà, ho intenzione di farmi sentire e di dire ‘per favore leggete il testo per capire su cosa si va a votare’”.

Lo spiega, in breve?
“In questa votazione non c’è in ballo la democrazia diretta svizzera, che non è messa in discussione ora, anzi è un plusvalore per noi. Non ci sono in ballo, malgrado il titolo, i giudici stranieri, bensì si attacca la Corte Europea per i diritti dell’uomo, dove tutti i paesi sono rappresentati e dove ogni cittadino di qualsiasi paese può appellarsi per difendersi per soprusi da parte dello stato. In nessuna maniera questa iniziativa permette di aver maggior indipendenza e sovranità. Oggi la Svizzera è un paese sovrano, il diritto svizzero è fatto dalle Istituzioni, il popolo può fermare ogni legge con un referendum o lanciarla con un’iniziativa, non recepiamo nessun diritto proveniente all’esterno se non per accordi internazionali, che comunque sottostanno alla nostra democrazia diretta. Non porta dunque nessun valore aggiunto e non risolve problemi. Se ci sono ambiti, penso alla libera circolazione, che parte della popolazione non vuole più portare avanti, si può lanciare un’iniziativa su questo, non è certo il testo in votazione a risolvere questi temi”.

Perché l’UDC attacca la Corte europea dei diritti umani?
“Fatico a capirlo. In questa campagna si sta parlando di tutto tranne che del testo dell’iniziativa. Scagliarsi contro la CEDU, rispettivamente affermare che in Svizzera esiste solo il diritto nazionale, mi sembra lontano da quella che è la realtà. Oggi abbiamo un mondo sempre più complesso e interconnesso, siamo legati al mondo da più di 6000 accordi internazionali, trattati, convenzioni. Quelli con rilevanza politica sono oggetto di dibattiti parlamentari e su cui il popolo con un referendum o con un’iniziativa può dire che non va bene o cambiare qualcosa. L’iniziativa UDC non porta più democrazia, per certi versi la limita. Ci metterebbe nella condizione di tagliare bruscamente le relazioni coi paesi con cui siamo interconnessi, non solo europei, in ogni ambito della nostra vita. Tutto è parte di un complesso insieme di accordi che l’UDC nega, vuole comunicare al mondo che la Svizzera non è vincolata. Mi chiedo a che cosa porti questa iniziativa se non a metterci in una posizione di debolezza a livello di politica estera e rispettivamente a non risolvere i problemi. Non scordiamo la possibilità di far esprimere il popolo, e si può derogare da accordi presi o avere un’applicazione svizzeri di essi. Gli iniziativisti parlano a vanvera di tutto e di più, a mio giudizio mostra come la democrazia diretta non è messa in gioco, anzi potrebbe essere limitata”.

Se passasse il sì si andrebbe verso una sorta di isolamento dall’UE?
“Non solo con l’UE, si parla in generale di trattati internazionali. Ne abbiamo alcuni con gli USA, siamo i primi al mondo ad avere un accordo commerciali con la Cina. Improvvisamente arriveremmo a dire a questi paesi che quando li riteniamo non validi non li applichiamo. Il problema non è solo con l’UE ma col mondo. Se passa il sì non avremo nessun valore aggiunto, le norme proposte non lo portano, e nemmeno una soluzione a nessun problema, ribadisco. Se una parte di popolazione non vuole i bilaterali, su cui abbiamo votato, si lanci un’iniziativa e si voti sullo specifico: è possibile aver cambiato idea. Siamo quel che siamo in Svizzera perché possiamo votare in questo modo, l’iniziativa ci priva di questo, dicendo no a tutto. E sarebbe pericoloso per il nostro paese”.

Nel vostro Comitato ci sono rappresentanti di tutti i partiti, è UDC contro tutti?
“Sì, è UDC contro tutti. Dice che conta solo la voce del popolo, ma i trattati internazionali di valenza politica sono già sottoposti al popolo. La democrazia porta a essere una volta in maggioranza e una volta in minoranza, non è perché hanno perso una volta, e dunque rappresentano una minoranza, devono mettere nelle Costituzione una regola per cui ogni accordo internazionale per la Svizzera non è vincolante. Come se in un rapporto fra ditte una sottoscrivesse gli accordi e dicesse che comunque fa come vuole. Mi sembra poco costruttivo e poco svizzero. Non esiste alcun progetto volto a limitare la democrazia diretta, anzi la si vuole ampliare”.

Lei lancia una sorta di sfida ai democentristi: se non volete la libera circolazione, raccogliete le firme.
“Chiamate il popolo a votare su questi. Tenendo conto che ha già votato, poi si può cambiare idea. Ma non si dice a priori che non si riconosce e non si rispetta più il diritto internazionale, è arrogante e poco democratico”.

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