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Sanità
09.03.20 - 12:280

Terribile! "Dobbiamo scegliere chi salvare, come in guerra. Non possiamo tentare i miracoli"

Parole sconvolgenti di un anestesista dell'ospedale di Bergamo. "Ecco come scegliamo chi provare a salvare. Voi non sapete cosa accade negli ospedali... Ho visto piangere gente con trent'anni di esperienza alle spalle"

BERGAMO – L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario lombardo. Lo testimoniano le parole di Christian Salaroli, dirigente medico e anestesista rianimatore all’ospedale Papa Giovani XXIII di Bergamo, uno dei più sollecitati in queste settimane.

“La situazione" spiega al Corriere della Sera "è come in guerra: si cerca di salvare la pelle solo a chi ce la può fare. È una frase terribile, lo so. Ma è quel che sta accadendo, purtroppo. Si decide in base alle età e per condizioni di salute. Esattamente come in tutte le situazioni di guerra. Non lo dico io, ma i manuali su cui abbiamo studiato”.

Al Papa Giovanni XXIII di Bergamo è stato allestito quello in Italia viene chiamato ‘stanzone’, una sala dove effettuare i triage nel Piano d’Emergenza per il maxi-afflusso. “Qui", racconta il medico al quotidiano "vengono preso le scelte”. Scelte dolorose e importantissime. “E siamo obbligati a farle”. Ma come vengono prese queste scelte? “Dipende, ovviamente, dal quadro clinico.

Si valutano con attenzioni i problemi con gravi patologie cardiorespiratorie. Se una persona tra gli 80 e i 95 anni ha un grave insufficienza respiratoria, verosimilmente non si procede. Se ha una insufficienza multi organica di più di tre organi vitali, significa che ha un tasso di mortalità del cento per cento. Frasi terribili da dire, ma è la realtà. Non siamo in condizione di tentare quelli che si chiamano miracoli”.

Salaroli parla anche di come infermieri, medici e personale sanitario stanno affrontano la situazione. “Non è facile. Alcuni medici ne escono stritolati. Capita al primario così come al ragazzino appena arrivato. Tutti stiamo facendo di tutto. Ore straordinarie, poco sonno e infiniti sforzi. Non c’è solo il carico di lavoro da prendere in considerazione, ma anche quello emotivo: è devastante. Ho visto piangere gente con trent’anni di esperienza alle spalle. Voi non sapete quello che sta accadendo negli ospedali. È per questo che ho deciso di parlare alla stampa...”.

Come si fronteggia l’emergenza coronavirus? “Stando a casa, non mi stancherò mai di ripeterlo. La miglior risposta a questo virus è non andare in giro. Non sapete quello che sta succedendo qui dentro. State a casa, davvero”.

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