di Don Gianfranco Feliciani
Etimologicamente “secolarizzazione” deriva da secolare o profano, e si oppone direttamente a “sacro”. Con il termine sacro si intende invece designare tutto quanto appartiene a un ordine di cose ritenuto misterioso e inviolabile, e che deve essere accolto con religioso rispetto. La secolarizzazione, quindi, rappresenterebbe una vera e propria eliminazione della concezione sacrale, in quanto assimilerebbe dentro la sfera umana delle realtà un tempo ritenute inviolabili. Come si può intuire, non si tratta tanto di una nuova filosofia, quanto piuttosto di un fenomeno sociologico, di una mentalità oggi diffusissima, che trova evidentemente la sua causa principale nel moderno sviluppo culturale, tecnico e scientifico della società. Solo un esempio: la fiducia che l’uomo antico, confrontato con il problema della malattia, poteva riporre nei riti religiosi, oggi lo ripone senz’altro nella scienza medica.
Ci chiediamo: il progresso tecnico-scientifico è destinato così a rubare sempre più terreno al mondo religioso fino a svuotarlo definitivamente? Qualcuno ingenuamente può rispondere di sì, ma chi riflette con intelligenza sul senso delle cose non tarderà ad accorgersi che invece di esaurirsi il mistero si infittisce. Basta pensare come ai nostri giorni la cosiddetta “questione etica” stia emergendo in maniera drammatica, direttamente proporzionale all’aumento delle scoperte della scienza. Nessuno infatti, in questi tempi segnati dal covid, dai cambiamenti climatici e da una guerra in cui ci si fa forti minacciando lo spauracchio delle armi atomiche, può sottrarsi a un interrogativo estremamente “laico” come questo: quanto è scientificamente possibile è altrettanto eticamente giusto e utile all’uomo? Certo che no! Allora che facciamo? Ecco quindi la ragione accostarsi ancora una volta al mistero...
Per la fede cristiana, la secolarizzazione intesa come superamento della concezione magica del mondo, non solo non è qualcosa di negativo, ma costituisce addirittura la condizione indispensabile per la fede in quel Dio che in Gesù di Nazaret si è fatto uomo come noi. Con l’incarnazione, infatti, l’idea di uno spazio sacro opposto a uno spazio profano, nel quale l’uomo immagina di circoscrivere il divino, è totalmente superata. Oggi non si possono più spiegare i fenomeni atmosferici, le vittorie militari, le malattie e le guarigioni attribuendo ogni cosa all’azione diretta di Dio. Era sbagliato ieri e lo è ancora di più oggi. Il progressivo allontanamento della religione dal mondo, operatosi soprattutto dal Rinascimento in poi, ha con ragione testimoniato come sia scorretto, proprio dal punto di vista biblico-cristiano, identificare Dio con i fenomeni naturali o storici. Perché Dio non è una parte della realtà, ma è l’Infinito nel finito che trascende tutte le cose senza mai confondersi con esse. La secolarizzazione diventa così un provvidenziale processo di purificazione del fenomeno religioso.