di Gianfranco Feliciani*
In una domenica d’estate del 2019 me lo vidi arrivare in casa parrocchiale a Chiasso in cerca di un posto dove potersi lavare e dormire (per terra, non in un letto), e chiedere di poter condividere la cena (l’unico pasto della sua giornata). L’incontro con quest’uomo mi lasciò sconcertato…
Chi era quest’uomo? Biagio Conte era nato a Palermo nel 1963 in una famiglia benestante e aveva trascorso una giovinezza gaudente. Nel 1990 improvvisamente sparì; voleva rendersi invisibile al mondo, tanto che dopo un anno dovette intervenire “Chi l’ha visto?” a consolare i genitori e la fidanzata disperata.
Dalla Sicilia Biagio ha raggiunto a piedi Assisi per pregare sulla tomba di san Francesco. Comincia una nuova vita.
Inizia ad incontrare i derelitti della società e a stare con loro. Pronuncia i voti di povertà, castità e obbedienza, ma senza entrare in un ordine religioso: vuole essere tutto del Signore e assomigliare al Poverello di Assisi. Va ovunque, sempre a piedi, e lo accompagnano il saio,i calzari e un bastone. Non accetta denaro da nessuno, non ha cellulare, non usa l’e-mail, non guarda la tv. Fonda la “Missione di speranza e carità” nella sua Palermo, in via
Archirafi.
Fratel Biagio percorre la città da cima a fondo, nei suoi angoli più bui, senza mai rassegnarsi alla sofferenza degli altri. Invita tutti a soccorrere i miseri e richiama i politici alle loro responsabilità. Da questi chiede spazi e strutture per sistemare i suoi poveri e quando non è ascoltato fa lo sciopero della fame e attraversa la città portando una croce sulle spalle.
Non è facile resistere a quest’uomo mite e travolgente.
Nascono la “Missione femminile” e la “Cittadella” di via Decollati che possono accogliere, con via Archirafi, un
migliaio di persone, confortandole con i pasti caldi, un letto e l’assistenza medica.
Ma fratel Biagio decide di lasciare di nuovo Palermo, salpando per Genova su un traghetto, simbolo di tutti i barconi dei disperati. Vuole andare, sempre a piedi, in Svizzera, Germania, Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Danimarca, passando per le tre sedi del Parlamento europeo. Ha un messaggio: “Voglio dire all’Europa di non chiudere il cuore ai nostri fratelli profughi”.
A Chiasso inizia il suo pellegrinaggio. Attraversa il Ticino (la stampa cantonale gli dà risalto), la Svizzera, la Germania… e poi la pandemia la costringe a rientrare a Palermo. Si ammala di tumore. L’amico dei poveri si spegne il 12 gennaio di quest’anno.
Mi ricordo che congedandoci, quell’unica e indimenticabile volta in cui ebbi l’occasione di incontrarlo, mi venne spontaneo dirgli: “Caro Biagio, o tu sei un santo, o sei un matto; o forse sei tutte e due le cose insieme”. Si mise a ridere di gusto abbracciandomi. Ce ne fossero tanti di matti così in questo nostro mondo…
*arciprete di Chiasso