di Brenno Martignoni Polti
Domenica 29 novembre 1981. California. Al largo dell'isola di Santa Catalina. Scompare. Nell‘oscurità. Dopo essere scesa dal panfilo “Splendor”. Su di un gommone. Natalie Wood. Quarantatreenne. A bordo. Il marito Robert Wagner e Christopher Walker. Lì, tutti, per le riprese di “Generazione elettronica”. Quarant’anni fa. Le circostanze. Lungi dall’essere state chiarite. Diva eccelsa. Umile. Natal'ja Nikolaevna Zacharenko nasce il 20 luglio 1938 a San Francisco. Papà ucraino. Architetto. Mamma siberiana. Ballerina. Sin da piccina. Evidenzia talenti. Ha cinque anni, appena. Quando, nel 1943, Irving Pichel, le dà una parte in "Happy Land". Due anni dopo, nel 1945, la vuole sul set di “Conta solo l'avvenire”. Nel 1947, è Susan. La piccola che non sa se credere in Babbo Natale. “Miracolo nella 34esima Strada”. Popolarità. Alle stelle. Diversamente, a quanto spesso capita, il passaggio all’età adulta. È senza intoppi. Bruna. Occhi magnetici. Nel 1955. “Gioventù bruciata”. Da Oscar. Al fianco di James Dean. Nel 1956. È Debbie. Adolescente nativa americana in “Sentieri selvaggi” di John Ford. Accanto a altro mostro sacro. Il leggendario John Wayne. Previe parentesi sentimentali da gossip. James Dean. Raymond Burr. Dennis Hopper. Il 28 dicembre 1957, le nozze con l'attore Robert Wagner. Divorzierà nel 1969. Secondo sì con il produttore Richard Gregson. Finirà in meno di due anni. Il 16 giugno 1972 Natalie Wood e Robert Wagner si risposano. “L’unica volta in cui una donna ha davvero successo nel cambiare un uomo è quando è ancora in fasce.” Nel 1961, protagonista in “West Side Story”. Fiore all’occhiello di carriera. Pluripremiata. Danzatrice e cantante. Unica. Dal 1968, lascia i riflettori. Per la famiglia. Due figlie. Natasha da Richard Gregson e Courtney Brooke da Robert Wagner. Negli anni settanta. In tivù. Nel 1979, il kolossal “Meteor”. Assieme a Sean Connery e Karl Malden. Il fantascientifico “Brainstorm-Generazione elettronica”. Ultimo film. Uscito postumo, nel 1983. Decesso accidentale. Il responso. In forza delle deposizioni di Wagner e di Walken. Perfettamente collimanti. Nel 2011, però, la riapertura del carteggio. Nel 2013 sono rivelati nuovi dettagli dell’autopsia. Accertati lividi su braccia, polsi e collo. Secondo il medico legale “l’esame condotto non è in grado di escludere delle cause non accidentali che avrebbero procurato tali lesioni”, ma “dato che ci sono ancora troppe questioni irrisolte”, le ragioni del decesso restano “indeterminate”. Nel 2020, un medico, già stagista del coroner Thomas Noguchi, al momento della morte, osserva che le contusioni erano primarie e compatibili con l’azione di gettare qualcuno, a forza, da una barca. Conclusioni che avrebbe partecipato a Noguchi. Non ne fece nulla. Diverse incongruenze. Non percorse. Finanche, la sorella in aperto contrasto alla ricostruzione ufficiale. A suo dire, Natalie, mai avrebbe lasciato lo yacht da sola con il tender, nel buio, vista la sua innata paura dell’acqua. Storia irrisolta. Natalie, come Marilyn, ragazza d’oro del cinema. Perla tanto preziosa quanto delicata. Dea. Votata per sempre al silenzio. Avviluppata fra intricati fondali. Inviolabili. Dalla notte dei tempi.