di Brenno Martignoni Polti
Errol Leslie Thomson Flynn. Una leggenda. A ventisei anni è già un divo. Errol Flynn. “Il Barone”. Valoroso. Di cappa e spada. Lui. Vincente. Peculiarità solo sue. Immutabili. Ad appannaggio di quel cinema. Nell’età dell’oro di Hollywood. Almeno tre moduli. Eroe del mare. Del vecchio West. Quello assoluto. Di tutte le storie. Di ogni tempo. Robin Hood. A tendere l'arco fra gli alberi della foresta di Sherwood. A duellare sul ponte del galeone. A cavalcare alla testa del 7°cavalleggeri. Di volta in volta. Custer. Quando gli indiani erano ancora i cattivi. Guglielmo Tell. Don Giovanni. Conte di Essex. Perfette materializzazioni. Indelebili. Di fascini irripetibili. Modelli stampati nella memoria collettiva. La sua, era una presenza dirompente. Tale da relativizzare dizione e recitazione. Australiano. Naturalizzato USA nel 1942. Era nato in Tasmania. A Hobart. Il 20 giugno 1909. Scomparso in Canada. Il 14 ottobre 1959. A Vancouver. Vi si trovava per realizzare il suo yacht. L’amatissimo Zaca. Fece da set per “La signora di Shanghai”. Di Orson Welles. Flynn, vi fa fugace comparsa da skipper in una scena. A corto di soldi. Patologie croniche. Inguaribili. A togliergli la vita anzitempo. Per infarto. Dichiarato in una stanza di autopsia divenuta famosa. Ora Museo della polizia. Aveva cinquant’anni. Volle essere sepolto con quattro bottiglie di whisky. Desiderio esaudito dal regista Raoul Walsh. Flynn, infatti, temeva che nell'aldilà non sarebbe riuscito a trovare alcolici e considerava insopportabile, un’eternità da astemio. Le sue fattezze romantiche e avventurose erano già storia. In felice accoppiata artistica con Olivia de Havilland. Insieme in otto pellicole di successo. De Havilland ebbe a dire di essere rimasta di sasso, incontrandolo per la prima volta. "Non ci sono parole per descrivere i miei sentimenti per Errol Flynn.” Nel privato, Errol non fu da meno dei suoi ruoli di finzione. “Mi piace essere considerato come un frammento colorato in un mondo scialbo.” Gran bevitore, pronto a tutti gli eccessi, anche relazionali. Innumerevoli. Donne e uomini. Finanche, messo in stato di accusa da due minorenni. Dichiarato innocente. Al termine di due processi che fecero colare fiumi di inchiostro. Tre matrimoni. Sempre con attrici. Prime nozze con Lilli Damita (un figlio, Sean, reporter, morto nel 1970 sul campo di battaglia durante la guerra in Vietnam). Poi, con Nora Eddington (due figli, Deirdre e Rory). Infine, con Patrice Wymore (una figlia, Arnella, deceduta nel 1998). Al naturale, era sempre disposto a ricamare sulla propria immagine. Si fece credere morto in Spagna nel 1937. In seguito, di lui si disse che fosse una spia nazista. Nella controversa biografia di Charles Higham del 1980, viene descritta una profonda amicizia tra l’attore e un membro del Terzo Reich. Addirittura, evocando un incontro segreto con Adolf Hitler, in persona. Poco prima della scomparsa, era a Cuba. Lì, a stringere la mano a Fidel Castro. A suo dire, "l'ultimo Robin Hood". L'accumulo di eccessi lo portò ad inesorabile quanto prematuro declino. A poco più di quarant'anni era già compromesso. Segnato dalle dipendenze, da una forma di malaria e da altro ancora. L’autopsia rivelò un organismo profondamente provato. Biologicamente, di ottantenne. Non fu mai né Indiana Jones né Jack Sparrow. Non essendo equiparabile a Harrison Ford e a Johnny Depp. Loro. Umani. Imperfetti. Vivaci e polemici. Errol Flynn. Già in alea di divinità. Portatore di sogni e di incanti. Appositamente apparecchiati per un pubblico incline a ispirarsi. Attraverso incondizionata venerazione. Idoli ideali. Sempreverdi. Intramontabili. In un’epoca, in cui chi bucava lo schermo era fuori dal tempo. Irraggiungibile. Immortale. Ancora oggi.