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22.02.24 - 13:540

"Una società inclusiva tra personalizzazione e lavori di gruppo"

Giovanna Bagutti, da tempo attiva con i ragazzi, inaugura un nuovo progetto, spazio Smart, dove fornirà anche consulenze ai genitori. "Le informazioni vanno calate e adattate per ogni singolo caso. Aumentano le diagnosi? C'è più consapevolezza"

BELLINZONA – Quando si parla di ragazzi, o in generale di persone, con problematiche di vario tipo, è essenziale trovare strumenti adatti per supportarli e aiutarli a raggiungere degli obiettivi ma anche non portarli, con programmi estremamente personalizzati, a solitudine, ghettizzazione e poca integrazione nella società. Trovare il giusto equilibrio tra personalizzazione e programmi di gruppo, alla ricerca di una formazione e identificazione inclusiva. È la sfida quotidiana di Giovanna Bagutti, docente di scuola elementare con Master in autsimo, tutor dell’apprendimento e formatrice nei disturbi specifici dell’apprendimento, nell’ADHD, nell’alto potenziale cognitivo e nei disturbi del linguaggio, titolare di TI-Aiuto supporto scolastico specializzato.

Con il suo doposcuola inclusivo, con varie sedi in tutto il Ticino, ha creato un servizio divenuto importante per molti genitori. Un problema di salute ha però fermato la sua attività in un campo ora meno sconosciuto ma ancora intriso di tabù e dubbi, fra poco ripartirà con un nuovo progetto nel Mendrisiotto, dove verranno organizzate attività di supporto scolastico, specializzato e non, corsi e consulenze per genitori, approfondimenti sulle neurodivergenze, condivisione di esperienze e laboratori con diverse figure d’aiuto.

Signora Bagutti, cosa è lo spazio Smart e quali saranno i servizi offerti? Quale è il pubblico cui si rivolge?

“Spazio Smart è un progetto ampio, si tratta di un luogo itinerante di ascolto, di condivisione, di divulgazione scientifica, di supporto e sostegno per famiglie in situazione di fragilità e difficoltà. È un progetto inclusivo che prevede supporto scolastico, specializzato e non, corsi e consulenze per genitori, approfondimenti sulle neurodivergenze, condivisione di esperienze e laboratori con diverse figure d’aiuto. Il pubblico è eterogeneo, vengono proposte attività per bambini in età prescolare (5 anni), bambini di scuola elementare, ragazzi di scuola media e di formazione post-obbligatoria e adulti. Il progetto può essere attivato in diverse parti del Ticino, in base all’interesse, alla necessità e alle iscrizioni. Le attività sono generalmente proposte durante il fine settimana, ma è possibile organizzarle anche durante la settimana in fasce serali”.

Sinora ha sempre lavorato con ragazzi con disturbi specifici di apprendimento, deficit dell’attenzione con o senza iperattività e impulsività, autismo, plusdotazione e disturbi del linguaggio, che ci aveva spiegato molto bene in una intervista (leggi qui). Come mai ora ha aggiunto anche corsi e consulenze per i genitori?

“Dopo un anno e mezzo di attività, mi sono resa conto dell’importanza di condividere con i genitori e i docenti strategie didattiche funzionali all’apprendimento, di riflettere con loro le diverse difficoltà che possono trovare durante lo sviluppo biopsicosociale dei loro figli e dei loro alunni, proponendo attività di supporto dal punto di vista educativo, didattico e pedagogico. Questo per garantire un continuum tra la mia attività di supporto, l’ambito scolare e familiare. Non credo ci sia poca informazione, ma trovo sia importante continuare a divulgare e diffondere strategie e prassi inclusive che possano aiutare genitori, bambini, ragazzi, giovani adulti, docenti e professionisti nell’apprendimento e insegnamento. Credo molto nella divulgazione e condivisione scientifica. L’interesse è molto alto, soprattutto nelle scuole professionali e tra i genitori, spero che l’interesse possa diventare più sensibile anche nelle scuole elementari e medie. L’anno scorso ho iniziato una bellissima collaborazione con la scuola universitaria federale per la formazione professionale (SUFFP) dove ho potuto formare i docenti interessati sui disturbi specifici dell’apprendimento. Quest’anno la collaborazione continuerà con approfondimenti sull’ADHD e sulla plusdotazione. I corsi sono già sold out e prevedono una trentina di partecipanti. Quest’anno avrò anche un’importante collaborazione con il centro professionale di Biasca, con il comitato dei genitori di Gordola  (il 18 marzo) e un possibile congresso sull’ADHD. È inoltre possibile una collaborazione anche all’estero”.

Trova ci siano poca informazione e una necessità dei genitori di essere guidati in modo personalizzato secondo le proprie esigenze?

“Tutto quello che propongo e divulgo ha bisogno di essere assolutamente personalizzato perché ognuno di noi è diverso, funziona in modo differente e ha quindi necessità di strumenti personali specifici. Le informazioni possono essere generalizzate anche a livello trasversale, ma devono essere calate in modo differenziato e personalizzato”.

A proposito, con ragazzi con neurodivergenze sono indispensabili programmi personalizzati o il lavoro di gruppo è importante? Cercare dei piani ad hoc a suo avviso li premia, aiutandoli ad arrivare al livello richiesto, o rischia di ghettizzarli?

“Interessante e complessa domanda! Come detto prima, personalizzare è molto importante perché permette una maggiore comprensione dei contenuti, delle competenze e degli obiettivi disciplinari. È importante sia il lavoro ad hoc sia il lavoro di gruppo. Nel periodo estivo fino a Novembre ho potuto creare dei corsi estivi e un corso sui metodi di studio. La socializzazione e la condivisione tra allievi sono davvero elementi molto importanti. Sicuramente questi hanno migliorato la loro consapevolezza sui processi metacognitivi, sui loro stili di apprendimento, sulla loro autonomia e autostima. Ne approfitto per comunicare che sono aperte le iscrizioni per i corsi estivi 2024, il luogo è ancora da definire ma probabilmente sarà a Pambio Noranco o nel Mendrisiotto. Creare percorsi ad hoc è sicuramente proficuo, ma anche il lavoro di gruppo è essenziale. Il problema di una possibile “ghettizzazione” può avvenire quando a scuola i bambini e i ragazzi possono utilizzare gli strumenti compensativi e dispensativi creati ad hoc per loro, purtroppo spesso si sentono inadeguati verso i loro compagni e questo comporta spesso un rifiuto verso strumenti davvero molto importanti. Per questo motivo nei miei corsi di formazione per docenti sto promuovendo un metodo inclusivo per superare questo problema”.

Cosa pensa delle manovre finanziare del Governo atte a tagliare vari aiuti per famiglie con bisogni particolari e con disabilità? Possono veramente causare un passo indietro per bambini e ragazzi come quelli che segue?

“Tagliare servizi e aiuti per persone in situazione di fragilità non è sicuramente una scelta ottimale, soprattutto perché noi dobbiamo cercare di creare una società inclusiva. L’importante è che non aumenti il divario tra neurodivergenza e neurotipicità. Una società deve poter aiutare tutti”.

Negli ultimi anni i casi sono esplosi, c’è più consapevolezza e dunque si trovano, o si è persino troppo sensibili a ogni difficoltà, arrivano a diagnosticare di frequente disturbi?

“I casi sono esplosi perché sicuramente c’è maggiore consapevolezza e sensibilizzazione. Esistono dei campanelli d’allarme per ogni neurodivergenza e la maggiore divulgazione scientifica in tal senso ha favorito sicuramente un’attendibilità maggiore nel processo diagnostico. Desidero lanciare un messaggio molto importante ai genitori e ai docenti, è importantissimo avviare l’iter diagnostico precocemente. Esistono delle linee guida cantonali che indicano l’età in cui è possibile diagnosticare le diverse neurodivergenze, attualmente manca solo quella sull’ADHD che dovrebbe essere pubblicata fra pochi mesi. È importante ottenere precocemente una diagnosi per mettere in pratica al più presto strategie compensative, volte a migliorare il percorso scolastico degli alunni. Purtroppo ho avuto testimonianze di ragazzi le cui neurodivergenze sono state diagnosticate alla fine della scuola media. Questo ha sicuramente reso il loro percorso molto difficile e frustrante”.

Come è arrivata a Spazio Smart? So che è reduce da un infortunio importante.

“Si, mi sto riprendendo e inizio a pianificare le attività future. Spazio Smart nasce come risposta a uno stato d’inattività, non ho mai smesso di pensare, sognare e progettare realtà maggiormente utili e inclusive”.

 Per informazioni sul progetto: g.bagutti@gmail.com

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