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L'economia con Amalia
01.02.22 - 10:510

Amalia Mirante: dalla crisi energetica al "paradosso di Tesla"

Nel suo ultimo articolo l’economista affronta diversi temi internazionali di attualità

Iniziamo oggi la pubblicazione delle analisi economiche di Amalia Mirante, che proporremo regolarmente su ticinolibero. Nel suo ultimo articolo l’economista affronta diversi temi internazionali di attualità e approfondisce quello che si potrebbe definire il “paradosso Tesla”.

 

Di Amalia Mirante

 

Apriamo la nostra sintesi settimanale dell'Economia con Amalia parlando di previsioni economiche per quest'anno. Nonostante la crescita americana del Prodotto Interno Lordo (PIL) del 6.9% nel quarto trimestre del 2021, nuove nubi appaiono all’orizzonte. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI) appena pubblicate mostrano un rallentamento generale. Se nell’ottobre del 2021 si prevedeva una crescita del PIL mondiale del 4,9% ora si parla del 4.4%. La stessa riduzione è prevista per quello americano (dal 5.2% al 4%), per quello cinese (dal 5.6% al 4.8%) come pure per l’Eurozona (dal 4.4% al 3.9%).

 

Alle cause già note come l’ennesima ondata di pandemia, i ritardi dovuti alle catene di approvvigionamento e l’inflazione che non sembra essere tanto temporanea come vorremmo, si aggiungono le preoccupazioni per le tensioni geopolitiche e quelle legate ai black out energetici. Le ambizioni di conquiste territoriali di Cina e Russia non sembrano smorzarsi. La minaccia dell’invasione in Ucraina mette a repentaglio gli equilibri mondiali, anche per quanto concerne la sicurezza energetica. Questo ha portato l’Unione Europea e gli Stati Uniti a lanciare un appello ai Paesi produttori di energia chiedendo loro di unirsi per garantire l’approvvigionamento energetico e la stabilità al mercato.

 

Ma la fame di energia rimane grande, e nessuno sa quali soluzioni adottare. Qualche giorno fa un giudice federale di Washington Dc ha cancellato i permessi di trivellazione messi all’asta dall’amministrazione del presidente Biden proprio subito dopo la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 26). Si tratta di concessioni nel Golfo del Messico valide per 44 anni e che avrebbero consentito di aumentare le riserve di petrolio fino a 1.2 miliardi di barili e di oltre 124 miliardi di metri cubi di gas naturale (spero di aver convertito giuste le unità di misura). In quel momento la notizia era passata un po’ sottotono; ora con questa revoca, vedremo cosa si inventeranno per risolvere i problemi energetici.

 

E di grandi invenzioni e colpi di genio si è parlato nella conferenza di presentazione dei dati trimestrali di Tesla, l'azienda americana leader nel settore della produzione di auto elettriche. Il suo fondatore, Elon Musk, ha parlato con grandissimo entusiasmo dei progressi che si stanno facendo su Optimus, il nuovo robot che lo stesso Musk ha definito come il "prodotto più importante che Tesla sta sviluppando quest'anno, perché ha il potenziale di rivoluzionare l'economia". Naturalmente il progetto è super segreto, ma da quanto è stato fatto trapelare il robot umanoide potrà risolvere i problemi di mancanza di manodopera nel mondo del lavoro e addirittura sostituire gli individui nelle mansioni più dure e faticose. 

Il tema della disoccupazione tecnologica, ossia della paura che i macchinari portino via il lavoro alle persone, nasce con il concetto stesso di progresso tecnologico (qui trovate la definizione e i dettagli sul concetto di disoccupazione tecnologica). Ad esempio il termine sabotatori si rifà alla rivoluzione industriale quando gli operai mettevano i sabots, gli zoccoli, negli ingranaggi dei telai a vapore per distruggerli e non perdere il lavoro. La storia finora pare però dimostrare che i paesi che hanno avuto la capacità, ma anche la fortuna, di vivere il progresso tecnologico hanno aumentato notevolmente il benessere dei loro cittadini; questo non significa che non ci siano dei perdenti. E in effetti, le persone meno formate e quindi con meno possibilità di adattarsi alle nuove professioni sono quelle che vedono i loro salari ridursi e piano, piano le loro professioni delocalizzarsi nei paesi dove la manodopera costa meno.

 

A differenza delle prime rivoluzioni industriali, quello che oggi abbiamo è uno stato sociale che può dare risposta a questi lati negativi del progresso. Parliamo molto di automazione e digitalizzazione e il lockdown ne ha sicuramente accelerato l'implementazione. Ma questo non significa che non siamo in tempo per aiutare le persone i cui lavori non esisteranno più ad aumentare le loro competenze professionali, indirizzandole verso i lavori che nasceranno o di cui andremo avanti ad aver necessità. Faccio spesso l'esempio del cassiere. È molto probabile che anche noi tra qualche anno faremo il conto della spesa con le casse automatiche, ma sicuramente avremo bisogno di personale qualificato che ci indirizzi e ci aiuti nell'acquisto dei prodotti. Non mi credete? Pensate a quando andate a comperare un chilo di farina. A meno che non abbiate già un prodotto specifico in mente, potreste passare delle ore a valutare le decine di prodotti che trovate sugli scaffali. Il personale specializzato potrebbe indicarci in pochissimi minuti quale è il prodotto migliore per il nostro scopo.

 

E lo scopo di Elon Musk durante questa conferenza era proprio quello di trovare il sostegno e l'appoggio dei suoi azionisti. Qualcosa deve essere andato storto dato che il titolo ha perso in borsa oltre il 12%. Ancora una volta i mercati azionari paiono sconfessare l'economia reale. Sì, perché il 2021 si è chiuso come un anno eccezionale. Tesla ha venduto quasi 940 mila automobili (500 mila nel 2020) realizzando 54 miliardi di dollari di ricavi e ben 5.5 miliardi di utile (nel 2020, 31 miliardi di ricavi e 721 milioni id utili).

 

E allora com'è possibile che gli azionisti puniscano questa azienda vendendo i titoli e facendone diminuire il valore? L'istinto sarebbe quello di dire che l'avidità umana non ha limite, e un fondo di verità c'è. Le prospettive di guadagno per quest'anno non sembrano così rosee. Vediamo perché. Innanzitutto, Tesla non lancerà sul mercato nessun nuovo modello, nemmeno il suo pick-up elettrico di cui si attendeva l'arrivo già lo scorso anno (per chi come me capisce poco di veicoli è quella sorta di fuoristrada con un cassone al posto del bagagliaio). Non si sa se le cause sono ritardi nel progetto oppure problemi legati alle catene di approvvigionamento. Diciamo che il robot avrebbe dovuto distogliere l'attenzione da questo problema, ma così non è stato. Inoltre, altre nubi, si presentano all'orizzonte di Tesla.

 

General Motors, altra produttrice di veicoli, ha appena annunciato un investimento di 7 miliardi di dollari per aumentare la sua produzione di veicoli elettrici negli Stati Uniti. E questo con il benestare e il sostegno del presidente americano Joe Biden che proprio la scorsa settimana ha organizzato un incontro con le aziende americane produttrici di automobili. A loro ha confermato il suo appoggio e anche l'idea di ingenti sussidi per i veicoli elettrici costruiti in stabilimenti americani. Sussidi di cui non beneficerebbero Tesla e gli altri produttori stranieri (Honda, Toyota,...), che non sono stati neppure invitati all'incontro. Ancora una volta gli Stati Uniti confermano che la concorrenza gli piace fintantoché porta benefici al loro paese. Le misure protezioniste tanto criticate al precedente presidente Donald Trump tutto ad un tratto diventano strategia economiche apprezzate e sostenute.

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