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30.06.23 - 17:220
Aggiornamento: 19:02

Martignoni racconta Roger George Moore: "Alla Svizzera rimprovera che..."

L'attore di James Bond per poco non approdò al Film Festival di Bellinzona e fu ospite del Quotidiano. A legarlo al nostro paese anche il fatto di essere scelto come testimonial di Swisscom

di Brenno Martignoni Polti

Roger George Moore. Diffuso cammino umano e artistico. Con sette lungometraggi in dodici anni. Dal 1973 al 1985. È l’alter ego dell’agente segreto 007. L’eroe di Ian Fleming. Una carriera impressa nell’immaginario collettivo. Grazie pure al piccolo schermo. Telefilm leggendari. “Ivanhoe” (1958). Il cavaliere medievale Sir Wilfred. Simon Templar (1962-1969). L’avventuriero de’ “Il Santo”. Lord dandy Brett Sinclair in “Attenti a quei due” (1971-1972). In coppia con Tony Curtis. Nel cinema, raccoglie il testimone da Sean Connery e da George Lazenby. Dai 45 ai 58 anni.

È lui. James Bond. Unico. Poliedrico. Classe e galanteria. Nato a Londra il 14 ottobre 1927. Le arti militari le aveva nel sangue. Al fronte, quello vero, durante il secondo conflitto mondiale. Nell’esercito degli alleati. A fine guerra, in servizio nella Germania Ovest. In seguito, il ritorno al teatro. Lavora anche come modello per prestanza e eleganza innate. Tradotte in eccellenti interpretazioni di personalità in divisa. Al punto che, nel 2003, la Regina Elisabetta II, lo nomina Cavaliere dell’Impero Britannico. Con il titolo di Sir. È a suo agio con il mondo bene. Non a caso, la nomea di “più ricco dei Bond". Aveva studiato alla RADA. Royal Academy of Dramatic Art. Addestrato alla resistenza fisica e alla fatica. Era come appariva nelle finzioni. Inseguimenti e intrighi. Il suo pane. Sui set, ricordato come instancabile. Capace di stare a cavallo per 24 ore senza interruzioni. Il segreto del suo successo pare fosse nella grande cura dei particolari. Con la propensione a agi e lussi.

Fu proprio per questo che, ritenendosi molto fortunato per avere ciò che aveva, volle restituire quel che poteva alla collettività, attivandosi in difesa dei meno abbienti. “E' troppo facile sedersi nel proprio relativo lusso in condizione di pace e pontificare sul tema dei debiti del terzo mondo.”

Ebbe un legame molto forte con il nostro Paese. Adorava lo sci, il nordic walking e la gastronomia alpina. Tuttavia, come spiegò alla nostra televisione, furono i suoi figli a spingerlo a trasferirsi nel 1978. Moore li assecondò. “Ero un padre debole e stavo aspettando una scusa per lasciare l’Inghilterra”. La famiglia si stabilì inizialmente a Gstaad. Poi, il trasloco a Crans-Montana. Favorito anche dalla padronanza della lingua francese. Mise a profitto le sue doti di sciatore provetto, nel 1985, nel film "007 – Bersaglio mobile", girato anche in Svizzera.

Come ebbe a dire. L’unico appunto verso la Confederazione. Non aver ottenuto la possibilità di viaggiare per sempre a prezzo ridotto, nonostante la sua apparizione in una pubblicità delle FFS. Dal 1991 ha svolto a lungo pure il ruolo di ambasciatore dell'UNICEF, meritandosi encomi per il suo impegno a favore dell'infanzia. "È stata la parte che mi è riuscita meglio e l'onore più grande". Per poco, non approdò a Bellinzona al Film Festival Ragazzi. Fu però ospite, il 3 gennaio 2003, al Quotidiano. Intervistato da Michele Realini. Nel 2009, l'associazione animalista People for the Ethical Treatment of Animals lo elegge 'Persona dell'anno' per la sua campagna contro la produzione del foie gras.

Ha avuto quattro matrimoni. Doorn van Steyn. La prima moglie. Poi, la vocalist Dorothy Squires. Più a lungo, con l’attrice Luisa Mattioli. Che gli ha dato tre figli e la fluida conoscenza dell’italiano. Ultima consorte, Kristina Tholstrup. Multimilionaria di origini danesi e svedesi. Non più giovane, ma sempre attivissimo, nel 2003, ebbe un momento critico con la salute. Trasportato d’urgenza in ospedale, dopo un collasso, mentre si esibiva a Broadway in un musical. Nel 2015, venne scelto come testimonial da Swisscom. Roger Moore si spegne ottantanovenne, il 23 maggio 2017. A Crans-Montana. Celeberrimo il suo humor. Tanto fascino e cuore tenero.
“Se non disponi di umorismo, allora puoi farti inchiodare il coperchio della bara”.

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